Riflessioni sulla Giornata della Memoria

Come di certo saprete, il 27 Gennaio è la Giornata della Memoria, in inglese il “International Holocaust Remembrance Day”, una ricorrenza in cui si ricorda l’Olocausto, al fine di ricordare la persecuzione e lo sterminio del popolo ebraico da parte del regime nazista.
Normalmente il nostro blog non segue in modo particolare queste ricorrenze, ma quest’anno, più che mai, ci è sembrato doveroso dire qualche parola a riguardo.

Gli ebrei non furono le sole vittime del regime nazista, ma la giornata di oggi è dedicata alle vittime della Shoah; ultimamente abbiamo notato un’allarmante tendenza a voler spostare l’attenzione verso tutte le altre vittime del nazismo, come se alla fine di quelle ebree si fosse già parlato abbastanza, o come se ricordare questo evento tragico che ha segnato profondamente la storia del XX secolo fosse diventato un po’ scomodo.
Forse sarà utile sapere che la giornata dedicata alle vittime rom e sinti del nazismo è il 2 Agosto, dove certamente sarà occasione di ricordarle con il dolore che meritano, e non solo come argomentazione per minimizzare la portata della persecuzione antiebraica.

Durante l’Olocausto, milioni di uomini, donne e bambini ebrei furono sottoposti a persecuzioni, confinati nei ghetti, deportati nei campi di concentramento e sterminio, dove furono uccisi in modo sistematico e spietato. I racconti dei sopravvissuti riportano eventi agghiaccianti, che si fatica a credere possano essere stati compiuti poche decine di anni fa, in Europa.
Ma la storia dell’antisemitismo non inizia con il nazismo; anzi, questo ha radici profonde nella storia europea. Sin dai tempi antichi, gli ebrei sono stati oggetto di discriminazione e persecuzione. Questo pregiudizio si è manifestato in diverse forme, come la segregazione nei ghetti, restrizioni economiche e sociali e i pogrom, episodi di violenza organizzata contro gli ebrei.
Le ragioni trovate per giustificare questa oppressione sono state tante nel corso della storia, variando ciclicamente a seconda della sensibilità del popolo: quando lo spauracchio era la magia nera e la stregoneria, gli ebrei sono stati accusati di compiere omicidi rituali utilizzando il sangue dei bambini cristiani; quando le preoccupazioni più comuni sono diventate di ordine economico, gli ebrei sono stati accusati di controllare la ricchezza; al sorgere del nazionalismo sono diventati spie in seno alla patria, portatori di ingiuste sconfitte militari; quando sono nate le teorie sulla razza, sono diventati esseri inferiori, e così via.

Nonostante siano trascorsi decenni dall’Olocausto, oggi più che mai l’antisemitismo continua a rappresentare una minaccia per la società contemporanea. È allarmante osservare come la propaganda antisemita venga diffusa ancora oggi sui social, con disinvoltura e facilità, accusando gli ebrei di ogni male o cospirazione immaginabile, senza bisogno del più elementare fact checking. Ogni accusa, anche la più assurda e fantasiosa, viene immediatamente presa per verità, e non c’è debunking che tenga.
Dopo il pogrom (un altro termine che si sperava fosse rimasto nel passato) del 7 Ottobre in Israele, vediamo il ritorno di scene che ricordano i documentari degli anni ’30: negozi di vetrine rotte, scritte antisemite sulle case, i volantini degli ostaggi strappati via o vandalizzati, passanti aggrediti per il crimine di portare la kippah.

Per rendere davvero significativa la Giornata della Memoria, crediamo che sia fondamentale riconoscere l’antisemitismo in tutte le sue forme, dalla diffusione di teorie del complotto antisemite, a fake news e accuse infondate che si alimentano attraverso l’ignoranza e la paura.
Cogliamo l’occasione per ricordare la definizione di antisemitismo proposta dall’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto, e adottata dalla maggior parte dei paesi occidentali: “L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio per gli ebrei. Manifestazioni di antisemitismo verbali e fisiche sono dirette verso gli ebrei o i non ebrei e/o alle loro proprietà, verso istituzioni comunitarie ebraiche ed edifici utilizzati per il culto”.


Gli esempi che vengono portati sono:
• Incitare, sostenere o giustificare l’uccisione di ebrei o danni contro gli ebrei in nome di un’ideologia radicale o di una visione religiosa estremista.
• Fare insinuazioni mendaci, disumanizzanti, demonizzanti o stereotipate degli ebrei come individui o del loro potere come collettività – per esempio, specialmente ma non esclusivamente, il mito del complotto ebraico mondiale o degli ebrei che controllano i mezzi di comunicazione, l’economia, il governo o altre istituzioni all’interno di una società.
• Accusare gli ebrei come popolo responsabile di reali o immaginari crimini commessi da un singolo ebreo o un gruppo di ebrei, o persino da azioni compiute da non ebrei.
• Negare il fatto, la portata, i meccanismi (per esempio le camere a gas) o l’intenzione del genocidio del popolo ebraico per mano della Germania Nazionalsocialista e dei suoi seguaci e complici durante la Seconda Guerra Mondiale (l’Olocausto).
• Accusare gli ebrei come popolo o Israele come stato di essersi inventati l’Olocausto o di esagerarne i contenuti.
• Accusare i cittadini ebrei di essere più fedeli a Israele o a presunte priorità degli ebrei nel mondo che agli interessi della loro nazione.
• Negare agli ebrei il diritto dell’autodeterminazione, per esempio sostenendo che l’esistenza dello Stato di Israele è una espressione di razzismo.
• Applicare due pesi e due misure nei confronti di Israele richiedendo un comportamento non atteso da o non richiesto a nessun altro stato democratico.
• Usare simboli e immagini associati all’antisemitismo classico (per esempio l’accusa del deicidio o della calunnia del sangue) per caratterizzare Israele o gli israeliani.
• Fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei Nazisti.
• Considerare gli ebrei collettivamente responsabili per le azioni dello Stato di Israele.

In questa Giornata della Memoria, vorremmo invitarvi a una riflessione e a un’analisi di quello che leggerete sui social media; quanti di questi hanno dei contenuti che rientrano nella definizione e negli esempi di cui sopra? Pensiamo che il risultato potrebbe stupirvi.

Il nostro invito, quest’anno in particolare, è quello di fare della Giornata della Memoria un momento di riflessione profonda, di apprendimento e di azione per combattere l’antisemitismo; altrimenti, il rischio è che il ricordo non diventi altro che un compitino di scuola la cui lezione non è mai stata davvero appresa.

Un pensiero riguardo “Riflessioni sulla Giornata della Memoria

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  1. L’antisemitismo è una malattia, che ha tra i sintomi più evidenti l’odio, la discrminazione e il complottismo. È sempre stata la risposta populista più facile, perché utilizzare il malcontento generale per agglomerare le masse con l’odio, è più semplice che aggredire le radici dei problemi sociali che portano a quel malcontento.
    E pensare che le persone neurodivergenti, come me, non sono vissute abbastanza per andare nei campi di concentramento (le hanno sterminate anni prima). Ma storicamente le “persone pazze” venivano rinchiuse e maltrattate dalla notte dei tempi, cosa che ancora oggi accade.

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