Je suis Kylo Ren

“Non ha le ali, non ha missili, non ha nemmeno un razzo. Si può dire un eroe del… Nostro tempo oramai” cit Checco Zalone

Kylo Ren è il più discusso e, a tratti, criticato cattivo di tutto l’universo di Star Wars.

Non c’è da stupirsi: innanzitutto fa parte della trilogia dei sequel, che viene disprezzata, forse un po’ a prescindere, dai fan storici della saga, e come se non bastasse si è macchiato di un delitto ignobile come quello di uccidere uno dei personaggi più amati di sempre.

Eppure non è per questo che viene tanto odiato: lo si accusa di essere una macchietta, un ragazzino viziato che non si capisce perché ce l’abbia con il mondo e che voglia imitare Darth Vader, come un cosplayer troppo compreso nella parte.

Dall’uscita de “Il Risveglio della Forza” i meme e le parodie su Kylo Ren si sono susseguiti senza sosta, con risultati esilaranti, come l’account twitter Emo Kylo Ren (@KyloR3N) o la recensione a fumetti di Leo Ortolani Official and Gentleman, che lo ribattezza “Il Frignetta”.

Kylo però è un personaggio molto più profondo di quanto sembra ed è proprio nel confronto con i precedenti villain che questo si nota.
In molti fanno un confronto tra Kylo Ren e Darth Vader, o tra Kylo e Palpatine, ma forse questo ha poco senso: ogni epoca ha il suo villain, Cambiano i tempi e, con loro, devono cambiare anche i cattivi, nonché il concetto stesso di lato oscuro.

Palpatine/Imperatore era il cattivo storico: nella prima trilogia era la figura di potere indiscussa che rappresentava il male, la violenza e l’orrore. Il suo volto era lo specchio della malvagità che rappresentava e il suo atto efferato di torturare Luke di fronte al padre ridestava persino un personaggio oscuro come Darth Vader. Il tutto era perfetto per lo stile dell’epoca: bene contro male.

Il pubblico della trilogia originale era quello cresciuto nella propaganda della Guerra Fredda, e prima ancora della seconda guerra mondiale, e l’immaginario dello schieramento dei buoni contro quello dei cattivi era profondamente radicata e sentita.

Negli anni 2000 Palpatine è un villain diverso: lui rappresenta la manipolazione, il fascino di un potere incredibile a portata di mano, che per ottenerlo basta sacrificare solo pochi ideali… ha fascino, è terribile e ti corrompe, fino a trascinarti dalla sua parte e facendoti perdere tutto il resto, finché non rimane solo lui.

Darth Vader è un personaggio a metà tra il buono e il cattivo: parte dalle migliori intenzioni, ma si lascia corrompere pur di avere un po’ di quel potere… una nobile causa la sua: salvare chi ama dalla morte, un qualcuno che comunque perderà durante il cammino, nella sua mortale scorciatoia per il potere.

Palpatine era un ricco politico disposto a tutto pur di comandare: l’unico limite era l’etica e non le sue possibilità illimitate. Lo stesso per Darth Vader/Anakin: un giovane dalle possibilità infinite che però è stufo di aspettare i saggi e vuole la sicurezza subito e alle sue condizioni.
Palpatine rappresentava il trionfo di un potere così anni 2000: un potere che permette di raggiungere tutto velocemente, un potere senza remore e senza sconti, che però permette il successo in modo rapido.

Il pubblico di inizio millennio era al culmine dello sviluppo economico degli ultimi decenni: era stato cresciuto sentendosi dire che avrebbe potuto diventare tutto ciò che desiderava, che avrebbe avuto potuto ottenere ogni cosa con il duro lavoro, dei “grandi poteri legati a grandi responsabilità”, per citare un altro film dello stesso periodo. L’unico rischio era, appunto, il farsi trascinare dall’ambizione, voler bruciare le tappe e quindi perdere la propria identità.

Kylo invece è il cattivo della nostra generazione, il cattivo della crisi economica e dello scontro generazionale.
“Lascia morire il passato, uccidilo se devi, è l’unico modo per diventare ciò che devi.”

Kylo propende per un’idea di lato oscuro completamente diversa, che affonda le sue radici e la sua giustificazione nella possibilità del rinnovamento.

Il mondo vecchio, corrotto, pieno di problemi, ha innescato una crisi da cui non si riesce ad uscire e in cui le nuove generazioni non trovano la propria strada: benissimo, dice Kylo, interprete di una mentalità più diffusa di quanto possa sembrare alla prima occhiata, cancelliamo tutto ciò che è vecchio, anche se ci saranno delle vittime.

Il mondo di prima non va più bene e bisogna annientarlo, con ogni mezzo disponibile.

Kylo Ren sente di essere stato tradito proprio dalle persone di cui più si fidava: i genitori, che l’hanno allontanato per farlo diventare una sorta di monaco combattente, e soprattutto il suo maestro, il suo mentore, lo zio Luke che invece di accogliere e elaborare l’oscurità dentro di lui, per paura ha la tentazione di ucciderlo.

Può far storcere il naso vedere un ragazzo giovane che si lamenta del mondo in cui vive, può sembrare un adolescente che scalpita per ottenere il suo posto nel mondo, può sembrare fastidioso, addirittura ridicolo accanto all’epico Darth Vader, ma forse è proprio questo il problema.

Kylo è il giovane che non trova il suo posto nel mondo, che si è sentito promettere un futuro radioso per poi vederselo portare via: è il foreign fighter che si arruola nell’illusione di raggiungere un mondo più puro e rassicurante, è il ragazzo che si ritira in casa per fare “hikikomori”, è chi spera, come in molte parti d’Europa e del mondo occidentale, nelle forze politiche antisistema per scardinare una classe al potere alla cui retorica non riesce più a credere.

Kylo è la nostra generazione, usurpata delle sue possibilità, della speranza e del potere, ma soprattutto di qualcosa di molto più importante: della dignità di poter pretendere e ricercare il proprio futuro.

 

Fonte immagine: http://perezhilton.com

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