Il 15 Novembre 2018 è uscito nelle sale il film “Animali fantastici- i crimini di Grindelwald”, seguito della fortunata pellicola del 2016 “Animali fantastici e dove trovarli”. I film sono ispirati al mondo di Harry Potter creato da J.K. Rowling: altro non mi sento di dire per accomunarli, visto che non partono dai romanzi scritti dalla stessa.
“I crimini di Grindelwald” è sicuramente riuscito meglio del primo: il ritmo è rapido, incalzante, gli eventi che si susseguono sono molti e la tensione è sempre tenuta estremamente alta. Il cast si arricchisce grazie a Jude Law e a Johnny Depp, che nel primo compariva solo per pochi minuti; la trama è più articolata e la regia è ammirevole.
Purtroppo però i lati positivi terminano qui. Il film infatti sembra dimenticare tutto ciò che è tipico del mondo di “Harry Potter”, creando di fatto un’ambientazione alternativa liberamente ispirata a quella della saga. Praticamente nessuno indossa abiti da mago (gli abiti sono quelli babbani a loro contemporanei), nemmeno Silente che ne aveva fatto il suo marchio distintivo. Non esistono incantesimi “repelli-babbano”, infatti Jacob Kowalski va in giro allegramente con loro, assiste a tutte le magie e ai tafferugli creati dai suoi compagni (non si capisce come mai gli altri non-maghi non se ne accorgano…). I voti infrangibili lasciano segni evidenti sulla pelle, anche se questo non era capitato con Piton, ma soprattutto non servono sette anni di scuola magica per fare magie, ma solo una bacchetta. Ci domandiamo come mai Harry sia andato a Hogwarts, visto che evidentemente non serviva a nulla.
Tutte queste sottigliezze non sono poi così importanti ai fini della trama: mentre la saga di “Harry Potter” dava grande importanza all’ambiente, reso meraviglioso nella routine e in un modo di vita normale inseriti in un contesto fantastico, qui tutto questo non ha rilevanza, perché tutte le scene sono d’azione e altamente adrenaliniche, con inseguimenti e combattimenti che distruggono ogni volta ogni stanza ed ogni città.
La pellicola riprende chiaramente il leitmotiv dei film dei supereroi americani, dove ogni scontro deve coinvolgere tutto, dove gli effetti speciali di distruzione la fanno da padrone, lasciando perdere i dettagli e l’approfondimento di personaggi e situazioni.
Gellert Grindelwald è interpretato magistralmente da Johnny Depp: egli riesce infatti a rendere un cattivo autentico, pericoloso e affascinante. Malvagio, senza pietà, ma con un grande progetto e un fascino per riuscirci. L’unica nota dolente è che non si sono inventati nulla di nuovo: lui è chiaramente il Voldemort dei libri, quello che non erano riusciti a rendere nei film. Mi aspettavo qualcosa di nuovo, un elemento più “positivo”, legato alla storia del bene comune: in fondo quello era un personaggio che aveva coinvolto e convinto persino Silente, un uomo che partiva da nobili ideali, ma qui… la sceneggiatura non ha concesso molto e il merito di un personaggio di tal fascino è principalmente da imputarsi alla bravura di Depp.
Stesso discorso vale per Silente: Jude Law è riuscito a incarnare perfettamente la delicatezza e la gentilezza del suo personaggio, mantenendo allo stesso tempo un certo fascino ed ambiguità. Un lavoro ammirevole, reso, ancora una volta, difficile dalla sceneggiatura, che appiattisce il personaggio, togliendo di fatto le motivazioni controverse dello stesso e cancellando la sua storia complicata che il settimo libro ci aveva regalato. Certo che agisce in modo strano, ma ha un “nobile motivo”: in trenta secondi vengono cancellati completamente gli sforzi di rendere il suo personaggio a tutto tondo, non solo di Law ma anche della stessa Rowling.
Il problema principale del film, tuttavia, continua a essere lo stesso del primo: Newt Scamander. Eddie Redmayne è bravo, è carino, è famoso, ma di fatto non ha un personaggio con una storia. L’unica ragione per la quale è il protagonista è che la Rowling aveva scritto solo due libri legati alla saga e non su Harry: “Animali fantastici” e “Il quidditch attraverso i secoli”. Tutti avremmo scelto le creature magiche al posto di uno sportivo, non faccio una colpa di questo ai creatori, ma gliela faccio per non aver scritto una sceneggiatura decente per il suo personaggio che, purtroppo, appare come un inutile e fastidioso orpello che separa lo spettatore dal vedere Grindelwald. Anche le scene per giusitificare la presenza di lui lì sono pretestuose: ogni tanto appare un animale fantastico che devasta tutto, ma Newt lo calma. Impatto sul resto della trama: zero.
I personaggi secondari sono invece riusciti molto bene: l’Auror Leta Lestrange è sicuramente quello più affascinante, l’unico per la quale valga la pena guardare il film (Zoë Kravitz è bravissima e bellissima), ma anche Jacob Kowalski e Queenie Goldstein continuano a funzionare. Il personaggio del love interest (Tina Goldstein), al contrario, continua a brillare per piattezza, anche se almeno ha una funzione nella trama: questo privilegio non è stato concesso alla tanto discussa Nagini. “Ehi, spettatore, chi ho qui? Non indovinerai mai, è Nagini… uuuh Nagini”. Uno si aspetta che l’introduzione di un elemento così sconvolgente sia ampliato, discusso: voglio dire, Maledictus, nuova storia, tanta carne al fuoco. Esattamente come gli Obscurus, i Maledictus sono lì come specchietto per le allodole per i fan (e lo ammetto, con me ha funzionato), per farli andare al cinema: non sono veramente approfonditi, nessuno si prende un momento per spiegare come mai nessuno abbia affrontato il tema nel mondo di Harry. Fa figo e basta quello.
Prima di andare a vedere il film avevo sentito che molti fan avevano criticato la Rowling, che, parrebbe, ha scritto questa storia: onestamente non credo l’abbia scritta lei, ma, se così fosse, mi arrogo la presunzione di accusarla di non aver mantenuto una coerenza interna, perché… be’, manca proprio! Non mi piace fare l’hater, ma qualcosa non funziona: qui il problema non è il voler espandere l’universo di “Harry Potter” , perché, confesso, lo avrei apprezzato. Il problema è il non investire in una sceneggiatura e in una storia che viva da sola, anche senza bisogno di gloria riflessa. Grindelwald era un personaggio affascinante, con una storia difficile e non banale, soprattutto perché metteva completamente in discussione gli ideali: il mondo non è bianco e nero e la Rowling lo aveva spiegato magistralmente con la storia di Silente. Qui è tutto dimenticato.
Il film non ha funzionato perché è stata un’occasione mancata. Un’occasione di riprendere il mondo che tanto abbiamo amato e creare qualcosa di nuovo, in grado di camminare con le sue gambe per la forza della sua storia e non per la voglia di un fandom di continuare a sognare Hogwarts.
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