Recensione de “La rosa delle dolomiti” di Valentina Fontan

La rosa delle dolomiti” è un historical romance scritto da Valentina Fontan ed edito dalla Literary Romance.

La storia segue Lisbeth, cappellaia di origini nobili, defraudata dei suoi diritti dal padre e la matrigna, che inizia a lavorare presso la corte degli asburgo, in particolare per la imperatrice Sisi (Sissi).

Quando però suo padre, in fin di vita, la ricontatta per costringerla a sposare il cognato, la donna segue la imperatrice in Süd Tirol, sperando di sfuggire al triste destino. Qui incontra il contadino Romano, giovane di buon cuore e innamorato delle sue montagne, ma le cose si complicano ben presto.

Il romanzo ha la struttura tipica del romanzo d’amore storico: un ruolo importante gioca la (triste) storia della imperatrice Sissi che rappresenta la cornice in cui si muovono i personaggi.

Un altro protagonista è il paesaggio: la montagna è motivo di conforto per Sissi, ma è anche un luogo che uccide, porta tragedia e aiuto al tempo stesso. Questo aspetto duplice rende l’ambientazione affascinante e caratteristica.

Un altro aspetto importante è il lutto: i personaggi vivono perdite significative nelle loro vite ed è proprio la loro reazione a questo il motore dell’azione. Il papà di Lisbeth perde il figlio e questo lo porta ad agire senza scrupoli verso la figlia per salvaguardare il titolo e il patrimonio familiare. Romano ha perso la sorella ma è proprio il suo senso di colpa a renderlo protettivo e buono. La imperatrice stessa è un personaggio profondamente depresso dalla vita e dalla perdita del figlio ma comunque utilizza questa tragica consapevolezza per empatizzare e aiutare la protagonista.

Gli antagonisti sono molto definiti e semplici: avidi e banali come solo il male può essere, rappresentano cattivi senza redenzione con cui è impossibile empatizzare. I comprimari invece ne escono più sfaccettati e con ognuno la propria voce.

Un romance consigliato a chi è interessato a Sissi ma soprattutto all’amore per l’Alto Adige (anzi Sud Tirolo): dal mio punto di vista è la conferma della bravura di questa autrice, di cui avevo avuto già il piacere di leggere e recensire “Il prezzo della felicità” e “Nel segno del destino”.

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