“Oracoli” è un romanzo di Alessandra Leonardi del 2018 edito da NPS Edizioni. Trovo difficile definire il genere del libro in quanto è un misto tra storico e fantastico, con rielaborazioni di miti dell’antichità. La struttura del romanzo è insolita: anziché avere un classifico svolgimento uniforme, è spezzato in quattro racconti che affrontano epoche diverse, il cui filo conduttore è il tema della preveggenza.
Partendo dalla prima storia della famiglia di un mercante che lascia Cartagine verso la Sardegna per sfuggire al sacrificio agli dei del figlio minore, il romanzo affronta il tema della visione, qui presentato come un dono degli dei.
Chi non ha mai desiderato poter sapere cosa accadrà? Se tutti lo abbiamo sognato almeno una volta, la tematica del “dono” si inserisce in un realismo abbastanza convincente: anche se sai cosa succederà, non significa che tu possa cambiare gli eventi. Questo senso di impotenza viene quindi condiviso anche da chi ha questo dono, evitando l’effetto di vedere supereroi predestinati che risolvono problemi: questa tematica è affrontata bene nel secondo racconto, quello del giovane aruspice in Toscana.
Il terzo racconto parla invece di una donna che si reca dalla Sibilla Cumana per chiedere spiegazioni circa una profezia che tarda ad avverarsi: da bimba infatti le era stato predetto un futuro di grandezza, ma, divenuta adulta, la ragazza si sente frustrata da questa profezia mancata.
Il quarto racconto chiude storicamente la storia delle profezie: la storia si svolge a Roma durante le Guerre Puniche e racconta la storia di una vestale che si trova costretta, suo malgrado, ad interrogarsi sui presagi di guerra e sul futuro dei loro templi.
Il romanzo è molto breve, talvolta ho avuto la sensazione che lo fosse troppo, poiché avrei voluto stare di più con i personaggi e vederli maggiormente approfonditi: il ritmo però risulta molto rapido e il libro si finisce in pochissimo tempo.
I personaggi sono intensi nonostante la brevità: con loro si condividono subito i turbamenti, le paure, ma anche i sogni e le speranze. Ma soprattutto sono personaggi per cui tifi, di cui davvero speri il meglio, cosa che non mi capitava da un po’, vista la tendenza a fare “protagonisti difficili”, dark, per cui si prova avversione.
La vera protagonista però è l’ambientazione, anche se ne vediamo quattro diverse: le terre del Mediterraneo emergono molto delineatamente con i loro usi e costumi, talvolta aberranti (come i sacrifici umani a Cartagine o il trattamento per le vestali disobbedienti). Ogni volta che mi trovavo davanti alla ricostruzione storica del luogo provavo un senso di piacevole immersione nel racconto e questo è probabilmente l’aspetto più riuscito di tutto il libro.
Un altro aspetto che mi ha colpito in positivo è stato il trattamento della violenza: nei vari racconti sono presenti molti aspetti avventurosi e anche crudi, ma non vi è mai un eccesso o una esagerazione nella sua descrizione. Il coinvolgimento con i personaggi è così elevato che l’autrice non ha bisogno di esacerbare l’elemento truculento o grimdark, cosa che in realtà aumenta l’impatto emozionale delle scene, mai inutili o pretestuose.
In conclusione, si tratta di un romanzo breve, adatto sia ai lettori fantasy che quelli di romanzi storici; lo consiglio a chi preferisce i racconti e i romanzi autoconclusivi, ai lettori appassionati del genere fantastico (poiché troveranno una tipologia diversa, sia nella struttura che nel tematica) e anche a chi ci si approccia ad esso per la prima volta.

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