“Due fiocchi di neve uguali” è un romanzo di Laura Calosso edito da SEM Società Editrice Milanese
Margherita ha avuto un incidente stradale e ora è in coma, senza che i medici possano fare previsioni sul suo futuro; davanti ai suoi occhi sbarrati ma ignari, la madre cerca di ricostruire cosa ha portato la figlia, fresca di maturità conseguita col massimo dei voti, a trovarsi sulla macchina di un ragazzo sconosciuto quando avrebbe dovuto essere altrove, insieme a un’amica.
Mentre vediamo dipanarsi i ricordi di Margherita scopriamo quindi cosa è successo non solo durante la fatidica giornata dell’incidente ma anche nell’anno precedente; in particolare si delinea il suo rapporto con Carlo, adolescente chiuso e sensibile, che Margherita conosce dall’infanzia.
Carlo è chiuso nella sua stanza da più di un anno, e si rifiuta di uscire; i genitori gli passano il cibo attraverso una feritoia nella porta. Passa le sue giornate a giocare al computer e a disegnare manga, cercando nella solitudine una forma di controllo sulla sua vita… e lasciando sola Margherita in un momento di grande difficoltà.
Nonostante le apparenti differenze, si scopre che i due adolescenti condividono simili insicurezze e turbamenti e forse hanno in comune più di quanto sembri.
Il romanzo si ispira al fenomeno degli “hikikomori”, nato in Giappone negli anni ’80 e tristemente in crescita anche in Italia, cioè di ragazzi che decidono di relegarsi tra le quattro mura della propria stanza e chiudere le comunicazioni con il mondo esterno, e indaga sulle ragioni che possono portare a compiere questa scelta.
I personaggi di Carlo e Margherita vengono delineati con grande delicatezza e sensibilità, e un occhio quasi materno: comprensivo, affettuoso e privo di giudizio o retorica.
Nonostante entrambi i ragazzi vengano da famiglie amorevoli, i genitori appaiono come figure che sembrano dare più confusione che punti fermi ai figli, caricandoli di aspettative troppo pressanti e non sempre in linea con le loro reali aspirazioni, oppure opprimendoli con le loro delusioni e insoddisfazioni.
La scuola viene rappresentata come un luogo di contraddizioni, fonte di grandi soddisfazioni e altrettanto cocenti delusioni per Margherita, ma allo stesso tempo cieca di fronte alla particolare intelligenza di Carlo.
L’autrice è riuscita a rappresentare in modo magistrale il disagio dei due ragazzi, che non è generato, come accade in molti altri libri incentrati sulle difficoltà della crescita, da un contesto anaffettivo o di degrado, quanto da un’angoscia sottile che pervade la società, una sensazione di incertezza nel futuro e di precarietà di cui alcuni adolescenti sono acutamente consci.
Consiglio questo romanzo a chi vuole leggere del disagio adolescenziali in modo lontano dai luoghi comuni, e anche a tutti gli introversi che non potranno, a tratti, che identificarsi con il desiderio di fuga dal mondo dei protagonisti.
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