Recensione di “La rondine di Guadeloupe” di Ester Manzini

“La rondine di Guadeloupe” è un romanzo di avventura/romance di Ester Manzini, edito nel 2016 da Triskell Edizioni​.

Il romanzo si svolge nel 1730 nella colonia francese di Guadeloupe, nelle Antille. La giovane scozzese Mac arriva sull’isola con lo scopo di uccidere il crudele Donatien, l’uomo che quindici anni prima ha ucciso la sua famiglia e distrutto la sua vita. Il suo incontro/scontro con Martin, Auguste e Florent, tre soldati della guarnigione militare cambia il destino di tutti e quattro, facendo nascere storie d’amore e portando i personaggi a mettere in discussione le proprie certezze.

Il romanzo è avvincente e scorrevole: tra pirati e moschettieri, si inserisce nella grande tradizione dei feuilleton di Salgari e Dumas a gamba tesa, scombinando tutti gli stereotipi ma mantenendo vivo lo spirito avventuroso e divertente.
I personaggi femminili sono tutti originali e ben delineati: dalla tormentata Mac, la cui abitudine a vestire i panni maschili definisce, più che un travestimento, una parte integrante della sua identità; la moglie infelice Jacqueline, sorella di Martin e Auguste, che trova il coraggio di seguire i suoi reali desideri, e la formidabile Elodie Lambert, madre di Auguste, resa particolarmente realistica dal suo astio verso il figlio illegittimo del marito e il brutto carattere, che tuttavia non tolgono nulla al suo fascino e carisma.
Se le donne sono ben descritte e rappresentate, devo ammettere che sono rimasta particolarmente impressionata dai protagonisti maschili; tutti e tre, in particolare Martin, risultano, nelle loro differenze, come dei modelli di mascolinità sana, senza stereotipi tossici.
Pur essendo degli armadi due metri per due che possono stendere un uomo a mani nude o a sediate, i tre soldati non si vergognano di mostrare, quando necessario o opportuno, i loro sentimenti e la loro vulnerabilità; sono camerateschi e protettivi tra di loro senza paura di far notare agli altri i loro errori; nonostante Florent sia caratterizzato come un Don Giovanni, non pronuncia mai mezza parola di scherno o disprezzo verso le sue conquiste; tutti e tre sono giustamente sconvolti quando vedono altri uomini approfittare della loro posizione di potere per fare del male agli altri.
Il contrasto con gli antagonisti è particolarmente stridente: questi ultimi emergono come meschini, viscidi, costantemente impegnati a spalleggiarsi tra di loro per mantenere il proprio potere.
Ho apprezzato molto la descrizione delle dinamiche familiari dei Lambert e come la posizione familiare incerta di Martin, figlio illegittimo del patriarca Lambert e di una schiava di colore, è stata utilizzata per delineare la sua personalità.

Questo romanzo è uno splendido esempio di come i romanzi di ambientazione storica possono essere coinvolgenti e appassionanti senza cedere alla moda della descrizione della violenza esasperata e senza, tuttavia, dare una rappresentazione edulcorata o noiosa della società: in questo romanzo la crudeltà e il pericolo sono sempre presenti come un rischio reale e definito, ma al tempo stesso i momenti positivi di distensione rendono la lettura piacevole e permettono di affezionarsi sinceramente ai personaggi.
Non posso che consigliarlo a tutti gli amanti dei romanzi storici e avventurosi, non ne sarete delusi.

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