“Good Omens” è una serie originale Amazon Prime, tratta dall’omonimo libro (in italiano “Buona Apocalisse a tutti!”) di Terry Pratchett e Neil Gaiman.
Azraphel e Crowley sono, rispettivamente, un angelo e un demone presenti sulla Terra dai tempi del giardino dell’Eden, con il compito di influenzare l’umanità verso la salvezza o la dannazione: dopo seimila anni sulla Terra, tuttavia, si sono ambientati molto bene e hanno fraternizzato in un modo che ai loro capi parrebbe inaccettabile.
Ai giorni nostri, Crowley riceve un cestino con un neonato da sostituire al figlio di un importante diplomatico americano: si tratta dell’Anticristo, il cui arrivo sulla Terra dà inizio agli eventi che porteranno all’Apocalisse. Il demone non è entusiasta dell’imminente fine del mondo, e si accorda con il suo amico Azraphel per neutralizzare a vicenda le proprie influenze sul bambino e quindi impedire l’Armageddon.
Quello che non sa è che un malinteso ha fatto sì che il bambino fosse scambiato in ospedale, e il vero Anticristo non sia il bambino che i due esseri soprannaturali sorvegliano attentamente, ma un ragazzino, Adam, che cresce nella tranquilla campagna inglese ed è completamente all’oscuro della sua natura.
Quando si rendono conto dell’equivoco, avranno soltanto una settimana per impedire la fine del mondo.
Questa serie è un autentico gioiellino, avvincente, spiritosa e meravigliosamente fedele allo spirito del libro da cui è tratta.
La serie infatti è uscita dopo la morte di Pratchett, e Gaiman ha dichiarato di voler omaggiare il co-autore cercando di mantenere la sua visione del progetto; nel corso degli episodi sono sparsi vari omaggi a Pratchett.
Lo stratagemma usato per rendere il tono scanzonato e ricco di umorismo british della narrazione è quello di avere la voce di Dio (nell’originale, interpretato/a dalla grande Francis McDormand), che descrive gli eventi come narratore (ovviamente!) onnisciente.
Anche quando, per ovvie ragioni di resa televisiva, si discosta dal materiale originale, questo avviene in modo molto garbato e appropriato, e addirittura riesce nel difficilissimo compito di aggiungere nuove scene che non solo sono perfettamente coerenti e integrate, ma arricchiscono l’universo del libro (non a caso i creatori hanno attinto al materiale inedito di Terry Pratchett).
La prima metà del terzo episodio, con il lungo flashback che mostra Azraphel e Crowley attraverso i secoli, è un piacere da guardare, la fanfiction che non sapevamo di desiderare.
Ogni dettaglio di sceneggiatura, ambientazione, costumi e interpreti secondari è azzeccato e curato, con diversi omaggi alla cultura pop, ma molto del merito della riuscita della serie è da attribuirsi ai due protagonisti: Michael Sheen e David Tennant, infatti, hanno sullo schermo una chimica intensa e, nonostante il ritmo incalzante della trama, le scene con i loro battibecchi catturano lo spettatore anche più dell’imminente problema della fine del mondo.
Tennant interpreta l’angelo caduto come una rockstar anni ’70 dalle movenze serpentine (la sua fisicità indubbiamente lo aiuta), apparentemente burbero ma in realtà protettivo verso l’amico; Sheen ha dato al personaggio di Azraphel, che nel libro sembrava semplicemente un gentiluomo fuori moda amante della tranquillità, una dimensione di amore e genuino entusiasmo per le attività umane, dai giochi di prestigio alle prelibatezze culinarie, al ballo della gavotta (una scena che da sola vale tutta la serie), rendendo l’angelo assolutamente adorabile.
Se nel libro la bromance tra Azraphel e Crowley era già presente, nella serie l’aspetto sentimentale è stato particolarmente marcato, con lunghi sguardi pieni di significati inespressi, litigi e riconciliazioni. Insomma, al mio segnale scatenate le fanfiction.
Come il libro di Gaiman e Pratchett, la serie finisce con l’essere un affettuoso e surreale inno alle contraddizioni della natura umana e ai piaceri della vita, che siano un picnic o un viaggio in macchina con un amico, con gli immancabili Queen in sottofondo.
Consiglio caldamente questa serie a tutti coloro che hanno amato “Buona Apocalisse a tutti”, e a chi deve ancora scoprirlo, perché lo aspetta una bellissima sorpresa.
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