“Una stella senza luce” è il terzo capitolo della saga di Anita Bo, scritta da Alice Basso ed edita da Garzanti.
La storia riprende da dove avevamo abbandonato i due protagonisti, Anita e Sebastiano, impegnati a nascondere in una Torino governata dai fascisti dei racconti di denuncia di quello che sta accadendo nella rivista “Saturnalia”, mascherandoli da polizieschi americani.
Sebastiano maschera i suoi scritti più controversi affiancandoli alla pubblicazione di racconti sul commissario Bonomo, adorati dal pubblico e rassicurantemente privi di originalità o colpi di scena.
Anita, a metà dei sei mesi concessi da Corrado, il suo fidanzato, per lavorare come dattilografa, inizia ad essere terrorizzata di doversi sposare e rinunciare alla sua vita; Sebastiano non è messo meglio, in quanto ora a casa ha l’inaffidabile e sovversivo padre, cosa che lo obbliga a recitare ancora meglio la sua parte di fascista di regime.
Questa volta però non è l’editoria ad essere al centro dell’attenzione, ma il cinema: Saturnalia infatti diventa l’oggetto dell’interesse di un importante regista torinesi trasferitosi a Roma che ora vorrebbe tornare nella sua città di origine e portare su pellicola una delle storie di Sebastiano e Anita. La cosa li terrorizza ed esalta allo stesso tempo, poiché, diciamocelo, approdare al cinema è il sogno di ogni scrittore, ma piuttosto pericoloso con una censura di regime che li smaschererebbe. La storia si complica ulteriormente quando ci scappa il morto…
Questo terzo volume si pone come libro di transizione nella storia di Anita e Sebastiano. Torino e la sua storia cinema (che, ahimé, negli anni Trenta è già nel passato) sono un pretesto per presentare uno dei caratteri tipici della città, cioè l’aver iniziato un settore ed esserselo visto “portare via”; in questo caso la colpevole è Roma, rea di essersi presa il cinema. Da piemontese ho trovato questa parte molto vera ed emblematica.
I tempi d’oro del cinema torinese vengono rievocati in un monologo sulle dive anni ’20 e la loro femminilità fascinosa e conturbante, sicuramente uno dei passaggi più evocativi del romanzo.
Il caso da risolvere si palesa solo nella seconda metà del romanzo, per la prima parte è Anita a rubare la scena ad ogni personaggio, al suo massimo fulgore e nemmeno troppo impegnata in quello che era un triangolo amoroso, ma ora Corrado è passato proprio ad appendice di cui ogni tanto ci si dimentica. La storia d’amore non dichiarata e tensione tra lei e Sebastiano è al primo posto e i di lui complimenti su quanto lei sia intelligente, arguta superano persino quelli sempre presenti sulla sua bellezza. Anita è volutamente eroina antifascista e incredibilmente moderna per l’epoca, per cui il lettore continua a mantenere un punto di vista attuale e aperto anche ad argomenti che nel Ventennio sarebbero sembrati scandalosi; tutta la trama infatti si regge su di lei e sul suo rapporto con Sebastiano, relegando la parte mistero ad un ruolo secondario, così come anche il cliffhanger finale riguarda la sua storia personale. Non resta che attendere il prossimo volume per sapere come andrà a finire il suo fidanzamento con Corrado.
Sebastiano, oltre che dai problemi di convivenza con il padre, sembra tormentato dal dover continuare a scrivere i racconti su Bonomo, come un René Ferretti ante litteram: nel complesso a noi non sembra che questa sorte sia così terribile, visto che con mezz’ora di facile scrittura ogni tanto può passare il resto del tempo a fare il lavoro che ama davvero, cioè tradurre e diffondere i giallisti americani che sono la sua passione, guadagnandoci in più uno stipendio cospicuo (anche senza sapere le cifre, Sebastiano appare socialmente molto più elevato della famiglia di Anita), nonché fama e prestigio. Per citare ancora Boris, è tutto molto italiano.
Lo stile è quello con cui Alice Basso ci ha conquistati dalla saga di Vani Sarca: semplice, immediato e immersivo. Non mancano citazioni in piemontese e modi di dire tipici che faranno sorridere chiunque sia stato almeno una volta a Torino.
In conclusione, il terzo romanzo tanto atteso su Anita Bo ci lascia con un finale sospeso e con tante domande su cosa accadrà in quello successivo.
Rispondi