La scorsa settimana ho letto questo romanzo fantasy, incuriosita dal titolo così particolare, e sono rimasta piacevolmente stupita di trovare un racconto così insolito.
Si tratta di un romanzo piuttosto breve (ho poi compreso che fa parte di una collana chiamata “Storie da un Altro Evo”), autopubblicato dall’autrice Mala Spina, di cui avevo sentito parlare in un paio di gruppi fantasy.
La storia narra le vicende di Zira, una cameriera di una taverna pessima di una città addirittura peggiore, sporca, piena di criminali e disperati: la particolarità della protagonista, tuttavia, è quella di essere ancora più brutta dell’ambientazione in cui è inserita. Brutta davvero, non “bellissima ma conciata male”, non “eroina che aspettava di diventare bella”, non “maledetta da un qualche incantesimo”. Un cesso coi pedali. Riconosciuta da tutti come tale.
Onestamente non ricordo molti fantasy in cui la protagonista non fosse per lo meno normale: mi era capitato qualche grave handicap, ma niente che compromettesse la possibilità di essere attraente a livello estetico per qualcuno, per cui questo mi è decisamente piaciuto.
Zira, oltretutto, vive la situazione in cui ogni giovane del nostro momento si è trovato almeno una volta, cioè svolgere un lavoro deprimente e senza sbocco, che annulla la sua voglia di vivere e la fa sentire ancora peggio: è così che la protagonista accetta di “fare un colloquio” in un luogo misterioso e magico, da una messaggera di morte e distruzione… non il massimo, ma, come viene ripetuto più volte, meglio che fare la cameriera in quella taverna squallida.
Il libro è scritto molto bene, lo stile è fluido e mai noioso; i personaggi sono divertenti ed ironici, le vicende spesso e volentieri strappano un sorriso anche nei momenti più concitati. Assolutamente consigliato a chi cerca un fantasy diverso dal solito.
Recensione di “Brutta come la morte” di Mala Spina

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