“Yohnna e il baluardo dei deserti” è un romanzo fantasy del 2018, scritto da Andreina Grieco ed edito dalla EKT Edikit.
La trama è semplice: Yohnna, giovane arrotino, è costretto a scappare nel deserto dopo essersi difeso da una rapina con conseguenze violente. In questo momento disperato incontra un Jinn, liberandolo per errore da una bottiglia dove era stato confinato. Questa creatura, non particolarmente amichevole, finisce con lo stringere un patto con lui, concedendogli tre desideri. Yohnna ne esprime solo due e prende tempo per il terzo; la storia si sposta allora quattro anni avanti a quell’evento, dove Yohnna è cresciuto e, dopo aver ritrovato la sorellastra Salima, cerca di comprendere cosa la affligga. La missione della giovane, infatti, lo condurrà in un complicato assalto carico di misteri.
Il libro ha un’ambientazione molto particolare, da mille e una notte, visto che è ambientato in Siria in uno scenario degno di Aladdin: ritengo che questo sia insieme il punto di forza maggiore e allo stesso tempo quello che mi ha disturbato di più come lettrice. Sicuramente il Medioriente è descritto con passione, interesse e coinvolgimento, sentimenti che arrivano fino al lettore; anche se l’autrice ci tiene a precisare nei ringraziamenti di non avere la pretesa di scrivere un romanzo storico, i dettagli del mondo mediorientale sono descritti con estrema precisione e sottintendono un meticoloso lavoro di ricerca dietro. Il risultato è ammirevole, poiché l’ambientazione è quasi un’altra protagonista, chiara nella mente del lettore come una fotografia e altrettanto suggestiva. Detto questo, non me ne vogliate, ma il mondo in cui una donna non può fare praticamente nulla, non ha diritti e viene trattata come un oggetto o come un delicato fiore da proteggere non è proprio la mia passione. Sebbene Salima sia a tutti gli effetti una dei tre protagonisti e sia di fatto il motore di tutta la vicenda, viene costantemente trattata diversamente, il suo ruolo è più quello di essere l’oggetto del desiderio di tutti (non amoroso comunque, scelta originale e apprezzata) e, per lo più, di essere salvata. Tra l’altro, è l’unico personaggio femminile provvisto di un nome e trattato “al pari” degli altri; ciononostante viene spesso considerata di meno e tutti si sentono in dovere di controllarla e proteggerla o di non considerare il suo giudizio poiché “è solo una donna”, come affermato dallo stesso protagonista. Mi rendo conto che, per l’ambientazione, questo è molto realistico, anzi, lo si può tacciare di essere quasi femminista, il problema è che è proprio questo genere di scenario ad essere ostico per me come lettrice.
I personaggi sono pochi, descritti approfonditamente, in particolare i due protagonisti “maschili” (uno è un Jinn e non so se si può considerare un maschio in senso classico, ma vabé). Yohnna è quello principale: molto giovane, con tutto da dimostrare nella vita, cresce in un contesto di povertà a causa del ripudio della madre da parte della sua famiglia, in seguito ad uno stupro avvenuto. Ha una passione per lame e coltelli e quindi svolge felicemente la sua professione di arrotino, finché non si trova costretto alla fuga. Buono di cuore, orgoglioso e ironico (a tratti sarcastico), rappresenta il classico personaggio che percorre un viaggio per crescere: viaggio che, mi sembra evidente, proseguirà in un altro libro.
Horèb, il Jinn, è invece completamente diverso: creato da Re Salomone per difendere il mondo, viene condannato da quest’ultimo ad una sorta di dannazione per aver torturato, ucciso e divorato migliaia di umani. Una volta liberato da Yohnna, lotta, volente o nolente, contro l’impulso di ricominciare con le sue vecchie abitudini; nonostante il passato, come dire, turbolento, è uno dei personaggi più analizzati e caratterizzati dal punto di vista etico e psicologico e forse quello meglio riuscito.
Lo stile mi ha convinto molto: sebbene la trama sia estremamente semplice e lineare, il ritmo è sempre alto, senza punti morti, complice una lunghezza contenuta. Si legge in fretta, praticamente lo si divora come farebbe un Jinn, anche grazie a dialoghi incalzanti e descrizioni puntuali e mai prolisse. A volte ho trovato che le battute di Yohnna fossero troppo moderne per l’ambientazione (parla della Siberia e dei souvenir omaggio da compagnie aeree), ma si inserivano comunque bene e ricordavano un po’ l’umorismo di Genio in Aladdin.
In conclusione, un romanzo dall’ambientazione insolita, fiabesca, con personaggi altrettanto peculiari; un fantasy che permetterà di abbandonare gli scenari da Medioevo europeo per andare in una delle storie da mille e una notte.