Recensione de “Il dominio del sangue” di Giordano Drago

“Il dominio del sangue” è un romanzo fantasy scritto da Giordano Drago e pubblicato ad Agosto 2019 dalla Fanucci Editore.

Il libro presenta un’ambientazione low-fantasy, in questo volume (che dovrebbe essere il primo) appena accennata, poiché il grosso della narrazione si concentra sulle lotte intestine tra le casate delle Terre Alte; in questo misterioso e suggestivo mondo, caratterizzato da popoli con usanze diverse, guerre di potere e rigidi ordini che proteggono le dighe, la storia è infatti basata sugli intrighi e sui destini dei molti punti di vista narranti.

La prima famiglia che troviamo è la casata degli Arkatis, che perde i suoi due eredi maschi alla vigilia del matrimonio di uno di questi con la figlia della casata “rivale”, gli Oleon; questo getta Alcon Arkatis nel panico, ma non abbastanza da designare Tiril, la sua intelligente e brillante figlia, ma propende invece per Einar, il suo figlio illegittimo (e pure malconcio) che vive in una torre distante da tutti, ma almeno maschio. Alcon riesce nell’impresa di scontentare tutti, sia l’arrogante e ambizioso nipote Raigon, suo erede in discendenza maschile, ma anche la famiglia Oleon, visto che la promessa sposa non accetta di sposare il ragazzo con l’aspetto così deforme. Gli Oleon, inoltre, iniziano un’opera di alleanza con un’altra casata vicina, i Sertan, un popolo dove le donne comandano e sembrano aver istituito un mondo misandrico ed egualmente sbilanciato.

Il romanzo non ha come punto di forza l’originalità, dal momento che è talmente ispirato a “Le cronache del ghiaccio e del fuoco” di Martin da sembrare più un retelling che un omaggio; tuttavia, l’autore riesce a ispirarsi all’opera in modo molto diverso da altri, cioè conservando l’amore per i punti di vista multipli e per le storie politiche intricate. Se molti autori fantasy si ispirano a Martin solo per infarcire la storia di violenza, splatter e abusi, Giordano Drago presenta una trama complessa, relativista e carica di intrighi. Come il celebre autore de “Il trono di spade”, anche Drago rende ogni personaggio narrante l’eroe della sua storia, così impariamo a conoscere le diverse fazioni, anche contrapposte, con empatia e grande approfondimento.

Ritengo che il punto di vista multiplo sia il maggior punto di forza del libro, poiché è usato sapientemente, permettendo di tenere il ritmo alto fino alla fine; l’espediente permette inoltre di cambiare opinione più volte sui personaggi, lasciando il lettore sorpreso e incuriosito al tempo stesso. In questo modo, pur essendo il libro piuttosto lungo, lo si divora in poco tempo.

I personaggi sono approfonditi molto bene, specialmente quelli maschili; quelli femminili, sebbene presenti con molte sfaccettature, li ho trovati meno importanti e più di una volta ho avuto l’impressione che la storia sarebbe stata quasi identica senza le due donne narranti. Ciononostante ho apprezzato come molti dei personaggi femminili fossero forti, emancipate e, anche quando non lo potevano essere, avessero la loro voce: anche qui ho trovato molto forte il rimando con Sansa nel personaggio di Aina e ho gradito.

Un elemento che non mi ha convinto è stato il rapporto tra i sessi, che appare di continuo scontro: il mondo in cui tutto viene narrato è molto maschilista, alcuni di più altri di meno, fatta eccezione per la terra delle Sertan, in cui assistiamo ad un sovvertimento totale. Gli uomini sono sottomessi, le donne agiscono con prepotenza e aggressività, con istituzioni di schiavitù e di prostituzione; ho trovato piuttosto strano che non venisse nemmeno concepito un mondo paritario, o almeno che tendesse alla parità, ma bisognasse trovare sempre una parte sottomessa.

Un altro punto che mi ha colpito positivamente è stato il tema della disabilità: l’autore riesce a renderlo davvero solo un aspetto della vita, non ne fa macchiette né emblemi di purezza e riesce a fare in modo che i personaggi siano altro oltre i loro problemi e condizioni; il tutto appare, secondo me, ancora meglio riuscito in un mondo simil medioevale caratterizzato da un certo abilismo.

In conclusione, un romanzo che potrà essere apprezzato da tutti gli amanti de “Le cronache del ghiaccio e del fuoco”, ma anche ai fan del fantasy medioevale ricco di trame e intrighi.

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