Recensione de “La volpe di Londra” di Laura Usai

“La volpe di Londra” è un romanzo breve scritto e prodotto da Laura Usai.

Ho comprato questo libro appena uscito, perché la autrice è una garanzia, ma ho atteso molti mesi prima di riuscire a trovare il tempo di leggerlo: che dire, è valsa l’attesa.

La storia è ambientata nel quartiere popolare Whitechapel nella Londra vittoriana e vede protagonista Volpe, una donna che conduce indagini per il misterioso Circolo, nello specifico nel tentativo di smascherare lo Squalo, criminale pericoloso e crudele che terrorizza la città a colpi di ricatti e corruzione. Volpe è pronta a tutto pur di fermarlo, anche allearsi con Connor, giovane di cui non sa nulla ma che, come lei, sembra intenzionato a voler sconfiggere questo pericoloso nemico.

La cosa più interessante e curiosa del romanzo è che ha un prologo molto lungo narrato da un personaggio differente e con uno stile diverso. La storia infatti comincia con Fifi (Josephine) che, in seguito alla scomparsa del padre che ha lasciato debiti di gioco, cerca di sottrarsi a un matrimonio combinato dalla sorella e dal cognato, rivolgendosi proprio allo Squalo. Questo espediente è spiazzante, ma permette all’autrice di partire dalla upper class e di scendere nei bassifondi lentamente, sfiorando quello che sembra un contorno e che invece sarà la vera trama; un ribaltamento sorprendente che lascia il lettore di stucco e, almeno inizialmente, quasi deluso. Mi è piaciuta questa scelta coraggiosa ma forse avrei voluto vedere di più Fifi, visto che a me le storie di damine inglesi di epoca vittoriana che cercano di evitare i matrimoni piacciono. Non che sembri impossibile: il romanzo è corto, ma il word-building storico è approfondito e un sacco di trame meriterebbero ancora di più, secondo me. Non mi stupirei ci potessero essere altre storie legate al Circolo.

Il romanzo ha un ritmo serrato, si legge davvero velocemente e ha lo stile tipico di Laura Usai, cioè una pagina tira l’altra. Si tratta della classica lettura d’evasione che lascia un sorriso soddisfatto alla fine: personalmente era un po’ che non trovavo un libro così piacevole da leggere nel panorama indipendente. Un’altra cosa impossibile da non percepire è la passione che l’autrice ha per l’epoca vittoriana: infatti, anche se non sorvola sugli aspetti più tristi e crudeli (lo sfruttamento dei bambini, la povertà e le ingiustizie), la narrazione non si sofferma mai sulle “brutture” e rimane invece un’ambientazione affascinante e piacevole.

In conclusione, un romanzo divertente e che consiglio, come tutti quelli di Laura Usai.

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