Recensione di “La corte di rose e spine” di Sarah J. Maas

“La corte di rose e spine” è un romanzo fantasy YA della scrittrice americana Sarah J Maas (già autrice della saga del Trono di Ghiaccio), edito in Italia da Mondadori.

Confesso che ho già letto l’intera trilogia (di cui questo è il primo volume) in inglese, e ad essere sincera non ho comprato il libro in italiano, quindi non sono in grado di valutare la traduzione o eventuali peculiarità dell’edizione italiana.

La storia è ambientata in un mondo simil-medievale in cui gli umani vivono accanto a Prythian, il regno dei Fae (delle creature soprannaturali, alcune antropomorfe simili agli elfi e altre decisamente più mostruose), separati da un muro invisibile e invalicabile; questo è stato eretto in seguito a un trattato che ha separato i due popoli e posto fine alla loro guerra, impedendo ai Fae di cacciare e schiavizzare gli umani come avvenuto fino a quel momento.
Feyre è la figlia minore di un mercante impoverito e da anni lotta per mantenere e sfamare il genitore e le due sorelle maggiori, che non sembrano apprezzare i suoi sforzi, cacciando nei boschi; provata dal freddo e dalla fame, quando le si presenta la possibilità di uccidere un gigantesco lupo, la coglie al volo. Tuttavia il lupo si rivela essere un Fae sotto mentite spoglie e secondo il trattato, per espiare il peccato, Feyre deve pagare con la propria vita; quando un Fae, sotto forma di bestia, si presenta per riscuotere il risarcimento, le offre la possibilità di seguirlo nel regno dei Fae come prigioniera e sopravvivere.
Feyre accetta e si ritrova quindi a seguire Tamlin (questo il nome del suo rapitore) nella Corte di Primavera, di cui lui è Signore Supremo; qui scoprirà che il suo destino e quello dell’intero regno di Prythian sono più legati di quanto credesse.

Il romanzo è un retelling della favola de “la Bella e la Bestia”, anche se si discosta molto dall’originale e pone le basi per una saga dalla trama molto più lunga e complicata.
Uno degli aspetti che più ho apprezzato di questo libro è il worldbuilding: il mondo descritto è molto articolato e suggestivo, sia nelle regole che nelle creature che si scoprono a poco a poco; il primo romanzo è sempre quello che per forza di cose deve presentare più descrizioni e informazioni, ma queste si svelano piano piano mantenendo serrato il ritmo della narrazione.
Nonostante l’ispirazione alla favola tradizionale, poi, la storia è ricca di colpi di scena e sovvertimenti delle aspettative del lettore.

“La corte di rose e spine” è un libro considerato controverso: di grande successo, è stato anche bersaglio di molte critiche e tante di queste sono fondate, in primis per il rapporto tra Feyre e Tamlin.
Tuttavia mi è davvero difficile valutare questo libro da solo, perché molti degli aspetti che mi avevano lasciata più insoddisfatta nella sua lettura (ad esempio il rapporto di Feyre con le sorelle, la personalità enigmatica di Tamlin e il ruolo di Lucien, lo scarso spazio riservato ad altri personaggi che mi sembravano più interessanti rispetto ai protagonisti) vengono spiegati o completamente rovesciati nel secondo libro (“A court of mist and fury”) che, inutile dirlo, ho trovato decisamente più appassionante.
Il romanzo è incentrato sulla storia d’amore tra Feyre e Tamlin, ma anche in questo caso trovo arduo pronunciarmi sulla vicenda, perché tutti gli aspetti problematici (e ce ne sono) del romance vengono analizzati in una luce diversa nel seguito.

Anche questo volume da solo, nonostante non sia perfetto, è comunque molto avvincente, scorrevole anche quando succede poco, un perfetto “guilty pleasure”, quindi credo che gli amanti del genere YA ne saranno soddisfatti.

PS: comunque, ne riparliamo quando esce il secondo!

la corte di rose e spine

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