Recensione della miniserie “Agatha Christie- La serie infernale”

“Agatha Christie- La serie infernale” è una miniserie inglese del 2018, andata in onda sulla BBC e, in Italia, su Sky Cinema.
La serie, scritta da Sarah Phelps e diretta da Alex Gabassi, è un adattamento abbastanza fedele del romanzo di Agatha Chistie “La serie infernale” (in inglese “The ABC Murders”).
Nell’originale la miniserie era divisa in tre parti, mentre nella versione italiana sono diventate due macropuntate.
Il cast è decisamente ricco: il protagonista Hercule Poirot è interpretato da un malinconico John Malkovich, affiancato da Rupert Grint (Ron Weasley di “Harry Potter”) nel ruolo del detective spalla, nonché altri attori inglesi noti come Andrew Buchan, Tara Fitzgerald, Jack Farthing e Shirley Henderson.
La trama è molto interessante e decisamente insolita per la serie su Poirot: siamo negli anni Trenta, in uno scenario molto diverso dal solito, in cui l’odio e la paura per lo straniero dominano l’Inghilterra. Poirot, di origine belga, è guardato con sospetto e non è più amato e stimato: al contrario, viene allontanato dalla scena pubblica e dalla ribalta dei giornali, i poliziotti che gli sono affezionati finiscono dimenticati e allontanati da ruoli di spicco.
In questa situazione così cupa, un serial killer, legato al passato di Poirot, inizia ad uccidere per l’Inghilterra firmandosi “A.B.C.”, lasciando come unico indizio sulle vittime una guida ferroviaria divisa in ordine alfabetico, chiamata appunto “ABC”.
Poirot, inizialmente osteggiato dalla polizia, inizia a indagare su queste vittime apparentemente casuali, legate solo dal nome che inizia con una lettera dell’alfabeto, il tutto mentre la sua lealtà, il suo onore e la sua stessa identità vengono messe pesantemente in discussione.
La storia è bella, ricca di colpi di scena e di personaggi complessi, profondi e a tutto tondo. Poirot abbandona completamente i panni un po’ istrionici e divertenti che era solito indossare e diventa un protagonista completo, malinconico e triste, in crisi come l’epoca in cui è ambientato il giallo.
Tuttavia, la miniserie, per quanto gradevole dal punto di vista visivo e recitativo, è molto lenta: alcune scene sembrano essere presenti solo per allungare il brodo, la presentazione dell’ambientazione iniziale è pesante, dal ritmo soporifero. La parte centrale, cioè la seconda puntata in inglese, è praticamente perfetta: ritmo serrato, personaggi approfonditi, ambientazione resa magnificamente, incorniciata tra due puntate veramente molto lente e che rischiano di far addormentare lo spettatore.
In conclusione, una miniserie da non perdere se si è appassionati di Agatha Christie, ma da guardare con una bella tazza di caffé.

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