Recensione di “L’occultatrice” di Barbara Repetto

“L’occultatrice” è un romanzo fantasy-distopico scritto e prodotto da Barbara Repetto, pubblicato il 1 giugno 2020.

La storia narra di Bea, studentessa affetta da problemi di misteriose paralisi notturne, così complicate da spingerla a cercare una possibile spiegazione/cura nell’occulto. Durante uno di questi rituali, però, la giovane si ritrova “scambiata” con un suo alterego in un futuro lontano, in cui l’umanità ha subito catastrofi ambientali, politiche e sociali, finendo con il regredire a una dittatura mondiale. Bea si ritrova in contatto con i pochissimi ribelli rimasti e il suo rituale la porta a conoscere Gemini, un generale che lotta da tutta la vita per poter portare libertà alla sua gente.

Il romanzo presenta diversi elementi classici, come la scoperta di un nuovo mondo, il viaggio di formazione e una ribellione che lotta contro un regime oppressivo; l’autrice è molto abile a non scadere nei cliché e la narrazione scorre veloce, complice un ritmo rapido e capitoli corti e incalzanti.

Lo stile è molto buono e fluido, adatto a lasciare che il lettore si immerga in un’ambientazione suggestiva, che è uno dei punti di forza: ho apprezzato che, nonostante si tratti di fatto di un futuro distopico, prevalesse sempre nella lettura l’aspetto della curiosità sulla repulsione. Si tratta di un futuro cupo, pericoloso, quasi una condanna per ciò che l’uomo ha fatto al pianeta, ma comunque un mondo bello da leggere, elemento che io apprezzo sempre in un fantasy.

Il genere del libro è veramente un misto tra fantastico e distopico, un’ibridazione che contribuisce a creare un’ambientazione ben congegnata.

Bea, la protagonista, è divertente, sagace, caustica, ma anche molto empatica: ho trovato grande facilità nell’entrare in sintonia con il suo punto di vista, ma più di tutto ho apprezzato la parte delle paralisi notturne. Una difficoltà che l’accompagna da sempre, che la segna e che le rende impossibile rassegnarsi a non trovare una cura: una battaglia che, senza la necessità di essere in un fantasy, molte persone combattono ogni giorno.

I cattivi sono riusciti molto bene, perché, principalmente, sono belli. Non troviamo, infatti, la consueta separazione tra belli e buoni e brutti e cattivi, e il fascino del villain di turno emerge prepotentemente anche se li troviamo per poche pagine. Ho apprezzato la loro avvenenza fredda e classica, quasi artificiosa, poco umana e simil-robotica, come una metafora alla loro perdita di “umanità”, riferito ai nostri valori di di pietas e di empatia.

Il romanzo presuppone un seguito, ma getta le basi per una saga (o dilogia?) avventurosa e romantica. In conclusione, lo consiglio agli amanti del genere fantastico, ma anche delle distopie futuristiche.

 

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