“Sortilegi” è una raccolta di tre racconti scritti da Bianca Pitzorno e pubblicati da Bompiani nel 2021.
Nel primo, “La Strega”, una bambina è l’unica sopravvissuta della sua famiglia all’epidemia di peste del ‘600 e cresce da sola nella fattoria isolata della famiglia, convinta di essere l’unica persona ancora in vita nel mondo. Anni dopo, verrà avvistata dagli abitanti del paese, che si convincono che si tratti di una strega. Il racconto è scritto utilizzando un italiano di ispirazione seicentesca e trae ispirazione dalle trascrizioni dei veri processi per stregoneria dell’epoca.
“Maledizioni”, quello che personalmente ho preferito, deriva da una tovaglietta, realmente esistente, con auguri di sventura per una coppia di sposi: nella narrazione della Pitzorno, si tratta di un regalo nato dalla gelosia.
“Profumo” parla invece dei “biscotti di vento”, tradizionale ricetta toscana tramandata all’interno di un’unica famiglia di biscotti talmente profumati da far impazzire di desiderio le persone.
Bianca Pitzorno è un’autrice molto cara al mio cuore: nell’infanzia libri come “Ascolta il mio Cuore”, “Polissena del Porcello” e “Diana, Cupido e il Commendatore” mi hanno fatto innamorare della lettura e dei suoi personaggi femminili anticonvenzionali e volitivi.
La sua scrittura, diretta e ammaliante, coinvolge sempre, anche in poche pagine, come in questi racconti.
Eppure, proprio per questa ragione, ammetto che ho trovato il primo racconto davvero difficile da leggere, forse per la sensazione di ineluttabile rovina che la storia trasmette fin dalle prime pagine: si tratta di una pagina buia e spietata della storia, segnata da epidemie, bambini sempre in pericolo di morire di malattia o di stenti, donne vulnerabili di fronte alla legge e alle maldicenze di paese, in un mondo che suona fiabesco quanto le storie di Cappuccetto Rosso e Hansel e Gretel e al tempo stesso tristemente ancorato nella realtà più sporca e feroce.
Nonostante lo stile semplice da cronaca ritrovata, o forse proprio a causa di questa scelta, ho dovuto interrompere la lettura più volte in quanto la trovavo troppo angosciante. Si tratta di una grande prova di talento da parte della scrittrice sarda, ma ammetto che non mi sono per niente goduta la lettura, forse anche a causa del momento storico e del mio relativo stato d’animo. Molti passaggi suonano, inquietantemente, fin troppo attuali.
I successivi due racconti sono più leggeri: in particolare il secondo vede apparire il personaggio di una bambina, Remedia, che, nomen omen, scalda il cuore e getta una luce di speranza su tutta la raccolta e che ricorda un po’ le protagoniste delle opere per l’infanzia dell’autrice,
In conclusione, consiglio questi racconti a tutti i fan dell’autrice, con l’avvertimento che non si tratta di una lettura leggera; sono curiosa di sapere quanti hanno provato sensazioni simili alle mie.
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