“Il prezzo della felicità” è un romanzo storico romantico scritto da Valentina Fontan ed edito da Pubme, collana Literary Romance.
Ho avuto il piacere di conoscere l’autrice e acquistare il suo libro durante il Salone del Libro di Torino.
La storia parte nel 1876 dove la protagonista Sarah, giovanissima ladruncola, è costretta a vivere di espedienti in un sobborgo malfamato di Londra. Parallelamente la famiglia nobile tedesca dei Graze viene sconvolta dall’arrivo di una lettera datata 1866, recante la richiesta della cugina Angelika di occuparsi della figlia legittima avuta con un nobile russo dopo la loro fuga d’amore a Londra; i due infatti, vivendo di stenti, si sono ammalati e stanno per morire. I Graze vanno così a cercare Sarah, in ritardo (come le poste!) di dieci anni e con l’obiettivo di farne una nobile tedesca.
Un decennio dopo Sarah, istruita e “presentabile”, viene portata a Berlino per riprendere il suo ruolo di nobile, ma finisce in una serie di intrighi politici ed economici legati alla sua eredità e al suo rapporto con la Russia. Il cugino Alec, che subito si lega a lei, sarà invece protagonista in uno spionaggio internazionale che coinvolge persino lo statista Bismark.
Il romanzo riprende diversi elementi classici del genere storico: si parte con le atmosfere alla Dickens con una Sarah vittima di quella che è una pessima gestione degli orfanatrofi londinesi di fine Ottocento (personalmente la parte che ho preferito), alla formazione del personaggio nella famiglia tedesca fino gli intrighi delle diverse corti, molto diverse tra loro. In tutto questo, il filo conduttore è la storia d’amore tra di due protagonisti, oltre che la scoperta delle proprie origini familiari.
Il personaggio di Sarah e la sua insofferenza alle regole sono l’espediente per presentare i diversi ambienti, in particolare la corte tedesca e quella dell’Impero Russo, entrambe caratterizzate da etichette ingombranti; cionostante, ho apprezzato come nella maggior parte dei personaggi fosse sempre preponderante il buon senso oltre le formalità, cosa che ha reso la lettura più piacevole.
I personaggi sono molti, spesso caratterizzati dal loro legame familiare e dal loro attaccamento ai parenti; io ho apprezzato molto quelli russi come Aleksèj e Alina, ma anche la nobiltà tedesca ne esce piuttosto bene. In generale quasi tutti i personaggi hanno più pregi che difetti e vi è poca insistenza sulla crudeltà umana o sulla grettezza, forse solo nella prima parte a Londra e in Russia, nel finale, con un personaggio che, ammetto, avrei voluto vedere di più.
Lo stile è curato e spesso poco descrittivo, più incentrato sui sentimenti e sugli intrighi, cosa che ho apprezzato. La parte più dettagliata è quella nella Russia zarista, con una opulenza marcata e un’osservanza quasi ossessiva per le etichette; credo che sia stata una parte molto riuscita.
In conclusione, un romanzo storico dalle tinte romantiche che potrà piacere a chi cerca intrighi, viaggi per l’Europa dell’800 (e non solo!) e un po’ di amore.
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