Il Salone del Libro di Torino è uno degli eventi più importanti della editoria italiana.
Da quest’anno i libri self non potranno essere più venduti negli stand condivisi ma dovranno essere relegati ad una vera e propria area in cui ci saranno solo 150 titoli di cui gli autori potranno portare solo 25 copie (se ne vuoi portare di più devi richiedere un contratto speciale al Salone), ad un costo che impedisce qualsiasi ritorno economico. Oltretutto i libri saranno venduti da uno staff del salone (solo dal sabato al lunedì, tagliando fuori il giovedì e il venerdì, giorni battuti dagli appassionati) che probabilmente non saprà assolutamente nulla dei 150 titoli, quindi eliminerà completamente il vantaggio della vendita in fiera direttamente a contatto con il pubblico.
Ecco le ragioni per cui pensiamo che questa decisione sia un clamoroso passo falso.
1) I self non hanno bisogno di essere “selezionati” più di qualsiasi CE
Nella risposta che abbiamo ricevuto dal Salone emerge che l’organizzazione ritenga che i self debbano essere “selezionati” per garantire la qualità delle loro opere ai lettori, e che solo 150 di loro meritino questa possibilità.
Questo stesso criterio non viene applicato a nessuna CE, tanto che le EAP (case editrici a pagamento), che notoriamente pubblicano ogni genere di testo senza revisione, purché l’autore ne paghi le spese, possono esporre senza alcune limitazioni né avvertimenti al pubblico riguardo al loro metodo di selezione e pubblicazione.
2) I self hanno spese e visione imprenditoriale come qualunque azienda o professionista, non partecipano alla fiera per vanità
Secondo il Salone la partecipazione non dovrebbe essere fatta solo per ragioni di vendita, ma per avere visibilità e fare network. Pensiamo che questa sostanziale ammissione di profittabilità dell’iniziativa sia un gigantesco campanello di allarme.
3) La qualità non è appannaggio delle CE (altrimenti il mercato editoriale non sarebbe così in crisi)
Come riportiamo spesso per esperienza personale di lettrici forti da oltre vent’anni, ci sono libri splendidi e pessimi usciti con qualsiasi metodo di pubblicazione, dalle big che pubblicano le “biografie” dei VIP di turno insieme ai classici, al self che cura maniacalmente il suo prodotto.
4) Tagliare fuori gran parte degli autori e professionisti più appassionati dal panorama attuale secondo noi è una scelta miope
Ancora una volta il mondo dell’editoria italiana si arrocca su se stessa affossando in ogni modo ogni genere di innovazione. Il Salone dichiara di aver intrapreso questa iniziativa per riconoscere il panorama self, ma questo riconoscimento sembra avvenire solo per penalizzarli.
5) Torino ancora una volta si dimostra antiquata nelle sue scelte
La nostra città che tanto amiamo non si è mai contraddistinta per la sua apertura alle novità e, ancora una volta, non fa eccezione.
Il Salone del Libro sarà aperto alla partecipazione indiscriminata di bancarelle di magliette e gadget vari, agli stand istituzionali ma non ai LIBRI pubblicati in self. Ci duole dirlo ma non ci resta che sperare che in futuro almeno Milano sia un gran Milan.
Foto: Robin Higgins di Pixabay
Concordo, è una scelta élitaria e discriminante.
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