Recensione di “Polvere di mummia” di Marta Duò

“Polvere di mummia” è una novella urban fantasy scritta e prodotta da Marta Duò.

Perla è una giovane appassionata di tarocchi; una sera su Facebook nota la mostra di una sua ex-compagna delle medie, l’enigmatica Agata, e decide di andarci. La loro rimpatriata, tuttavia, metterà a nudo una cosa che hanno in comune che era sempre rimasta celata, cioè la capacità di vedere – una attraverso i tarocchi, l’altra attraverso la pittura- scorci di realtà misteriose. La ricerca di Perla e il rapporto con Agata si dipaneranno nelle strade di una Torino descritta straordinariamente bene.

La novella è un dichiarato omaggio a Lovecraft, in particolare alla tematica a lui cara del sogno: la dimensione onirica è infatti molto importante nel testo, non solo come punto di partenza di evoluzione dei personaggi ma proprio come vero personaggio aggiunto, che fornisce elementi concreti. Negozi misteriosi forniscono ad Agata la polvere di mummia, ingrediente estremo per la pittura, che la farà arrivare più vicina a quello che lei sola riesce a vedere, mentre Perla si avvicinerà a questa altra dimensione attraverso i tarocchi, qui non utilizzati come strumento divinatorio ma come collegamento con una differente realtà.

Torino è la terza grande protagonista: le vie sono descritte minuziosamente, soprattutto per l’atmosfera che si respira, e il rapporto che la protagonista ha con quartieri e monumenti. Perla, poi, è piemontese fino al midollo, con il suo modo di schermirsi di chi non si osa a fare le cose (piemontesismo) e con quell’aura introversa tipica.

Il rapporto tra le due ragazze è insolito: c’è un filo che collega ma le due hanno molti pochi scambi veri e propri, così da lasciare intorno ad Agata un’aura di mistero quasi palpabile. L’impressione è che tra le due ci sia una storia nascosta, un’amicizia che non riesce a sbocciare nonostante il desiderio e l’ammirazione di Perla.

Lo stile è rapido e sono presenti diversi elementi attuali che dipingono una figura molto riconoscibile, complice il registro colloquiale e moderno scelto. Forse per altri risulterà meno familiare, ma, per me che sono piemontese, il personaggio di Perla mi sembrava molto torinese, e io stessa mi sono riconosciuta in molti atteggiamenti e frasi.

In conclusione, una novella che si legge rapidamente e che potrete apprezzare se siete appassionati di Torino, delle atmosfere oniriche lovecraftiane e se vi piace l’Antico Egitto. Cosa c’entra l’Antico Egitto? Scopritelo alla mostra di Agata!

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