Recensione a Fahrenheit 451 (2018)

Due giorni fa ho visto il remake del film di François Truffaut del 1966, diretto da Ramin Bahrani con Michael B. Jordan e Michael Shannon: il film riprende le tematiche del libro ma le riadatta in chiave moderna, rielaborando l’universo distopico tanto famoso con tutti gli elementi moderni della nostra società.
“Fahrenheit 451” si apre descrivendo un mondo in cui sono stati banditi i libri in ogni forma, sia cartacea sia in versione digitale, al fine di avere una società “meno confusa dalle troppe informazioni”. In questo universo i pompieri non si occupano di spegnere gli incendi, bensì di bruciare tutti i libri ancora rimasti. A differenza dell’originale, il loro lavoro non si limita a trovare i testi cartacei e dare loro fuoco, ma anche a scovare hacker e distruggere i supporti informatici su cui sono contenuti i testi.
Il film è stato massacrato dalla critica, ma io ritengo che non sia per la sua bruttezza o mediocrità: il problema è che la pellicola delude moltissimo lo spettatore, visto che parte da delle idee e da delle rielaborazioni semplicemente geniali, che però poi non riesce a sfruttare.

1) I protagonisti.
I personaggi partono benissimo, non piatti e con un background affascinante. Montag, il protagonista, ha una storia travagliata, ossessionato da dei flashback del passato a cui non sa dare senso: la società descritta tramite la sua storia non ha memoria, le gocce che vengono fatte prendere alla popolazione limitano le loro capacità mnemoniche a lungo termine, cosa di cui i personaggi sono consci e assolutamente non preoccupati.
L’altro personaggio, l’antagonista, il capitano Beatty è ambiguo: un soldato deciso a seguire gli ordini e a distruggere tutto ciò che gli dicono essere il male, ma colto, affascinato dalla scrittura e dalla lettura, capace di comprendere i limiti di quella società e talvolta aggirarli per semplice curiosità.
Tanta carne al fuoco, dimenticata dopo metà film: dalla seconda metà l’interesse per i personaggi cala a picco e il film diventa una mera pellicola d’azione.

2) L’idea della informazione moderna.
La lettura non è vietata in questa società, il che è davvero interessante. Si può leggere, ma solo le informazioni filtrate dal “Nove”, cioè l’unico canale rimasto, che è sia televisivo sia simile al nostro web. Le persone lo guardano, lo seguono, leggono le notizie, ma è tutto molto superficiale: non contano le informazioni complete, contano i titoli, il che permette al film di fare una sottile critica al fenomeno delle fake news. La scrittura poi è forse la parte più affascinante: le persone mandano le loro reazioni alle notizie, come un gigantesco e maggiormente condiviso Facebook, ma queste opinioni sono solo emoticon o messaggi di hater (“Muori” e faccina arrabbiata), le stesse frasi sono costituite per lo più da elementi grafici come faccine e simboli.

3) Gli Eels, i reietti della società.
Le persone trovate in possesso di libri o che si oppongono a queste regole non vengono uccise, ma vengono punite in modo più subdolo: le loro impronte digitali vengono bruciate, cosa che li estromette dal mondo moderno in modo quasi definitivo. Procurarsi il cibo, trovare un lavoro, avere una vita normale diventa impossibile, poiché tutti accedono alle risorse attraverso una identificazione ora divenuta impossibile. Non serve il carcere o una eliminazione per punire un oppositore, basta farlo sparire dai database.
Questo era uno degli elementi più geniali e distopici, però, a parte l’inizio in cui veniva presentato, non se ne parla poi molto: la cosa sembra un mero pretesto per introdurre un personaggio femminile, le cui motivazioni e azioni a volte sembrano un po’ poco approfondite.

4) Il DNA.
Non voglio fare spoiler, ma viene introdotta l’idea di un’informazione memorizzabile del nostro stesso codice genetico, o in quello di un animale. L’idea di un archivio eterno, un database non alterabile da alcuna dittatura era molto interessante, ma trattato, ancora una volta, superficialmente.

5) Gli “uomini libro”.
I libri vengono bruciati, perciò alcuni personaggi decidono di diventare loro stessi i libri. Imparano a memoria i testi e si fanno chiamare con il titolo del testo, alcuni addirittura ne imparano migliaia, diventando una sorta di archivio umano. Affascinante e intrigante, ma il film dedica uno spazio di pochi minuti a questi personaggi e dopo poco diventano irrilevanti.

In conclusione, il film offre spunti insoliti e a tratti geniali, ma purtroppo non è in grado di dare loro il giusto peso e questo lo fa scadere in una pellicola di basso livello, più incentrata all’azione che alla trama. Il ritmo è perfetto nella prima metà, ma rallenta pesantemente nella seconda parte, sembrando quasi un altro film. Nonostante questo, lo consiglio agli amanti del genere distopico, perché comunque alcune idee sono davvero intriganti e l’ambientazione è resa molto bene.

Il film è disponibile su Sky On Demand.

9789634194835

 

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