Recensione di “Il mostruoso femminile” di Jude Ellison Sady Doyle / Review of”Dead Blondes and Bad Mothers” by Sady Doyle

“Il mostruoso femminile” è un saggio di Jude Ellison Sady Doyle tradotto in italiano da Laura Fantoni e pubblicato da Tlon.

Il saggio di Doyle costituisce un’analisi della figura femminile mostruosa, dai miti dell’antichità alla cultura pop contemporanea.

Come osserva l’autrice, “la donna è sempre stata un mostro”: la cultura occidentale, da Aristotele a Freud, ha definito l’uomo come il vero essere umano e la donna come il suo opposto. Dunque la donna è considerata come un uomo menomato, un essere a cui manca qualcosa per poter essere definito pienamente umano.

Il libro è diviso in tre macro parti: Figlie, Mogli, Madri, in quanto questo percorso è l’unico proposto (o imposto) della società patriarcale, e ogni deviazione da questa norma si configura come “mostruosa”.

Dalla Reagan de L’Esorcista, alla T-Rex di Jurassic Park o a Norma Bates di Psycho, ognuna di queste figure terribili e feroci si delinea come l’espressione della paura dell’uomo di fronte alla sessualità della donna, al suo potere o alla sua autorità, che celano il terrore dell’impostazione patriarcale davanti alla possibilità di un rovesciamento dell’ordine costituito.

È anche interessante l’analisi di come gran parte delle figure mostruose del cinema e della letteratura sia a sua volta ispirata da vicende realmente accadute, e dietro ognuno di questi archetipi della cultura pop si nasconda una donna realmente esistita, per quanto la sua storia sia stata il più delle volte distorta e demonizzata.

Ho particolarmente apprezzato l’excursus sul cinema slasher e sul fascino del true crime come moderni riti catartici, tra i pochi prodotti della cultura pop che non romanticizzano la presenza maschile e la vulnerabilità della donna nella società ma anzi la pongono al centro della narrazione e permettono di dare un nome alla paura.
In questi film la dicotomia tra la “dead blonde”, la ragazza frivola, procace e sessualmente attiva che viene uccisa e fatta a pezzi in modi sempre più creativi, e la “final girl”, di solito bruna e androgina, che sopravvive al killer, viene portata al suo parossismo.

In coda alle tre figure “istituzionali” di figlia, moglie e madre, incontriamo alla fine la strega, l’outsider per eccellenza, che vive a metà tra il villaggio e il bosco ed esercita un inaccettabile controllo sul processo riproduttivo che è stato demonizzato nella leggenda del “mangiare i bambini”.

L’autrice analizza in modo avvincente e feroce i meccanismi della creazione del mostruoso femminile, dalla sua iconografia alla paura che la fa nascere.  Decostruendo le paure degli uomini verso donne fittizie e la violenza purtroppo reale che viene esercitata sulle donne vere, l’autrice indica la consapevolezza come via per scoprire la forza della giusta rabbia di fronte a tali ingiustizie.

Se temete di trovarvi davanti a un noioso saggio dall’impostazione accademica, vi rassicuro subito: questo libro è fresco e avvincente e, nonostante o forse proprio a causa dell’argomento, intriso di un irresistibile humour nero (sottolineo che il titolo originale “Dead Blondes and Bad Mothers” di chiara matrice pop è stato tradotto in italiano con il più istituzionale “Il mostruoso femminile” e l’autrice indicata con il suo nome lungo e completo anziché semplicemente come Sady Doyle).

Caldamente consigliato a tutti gli appassionati di horror e fantastico, in particolare alle lettrici; questo potrebbe essere il libro che vi farà guardare gli archetipi e gli spauracchi della nostra società e cultura con occhi nuovi.

“Dead Blondes and Bad Mothers ” is an essay by Sady Doyle.

Doyle’s essay is an analysis of the monstrous female figure, from ancient myths to contemporary pop culture.

As the author observes, ‘woman has always been a monster’: Western culture, from Aristotle to Freud, has defined man as the true human being and woman as his opposite. Therefore, the woman is considered as an impaired man, a being who lacks something to be defined as fully human.

The book is divided into three macro parts: Daughters, Wives, Mothers, as this path is the only one proposed (or imposed) by patriarchal society, and any deviation from this norm is considered “monstrous”.

From Reagan in The Exorcist, to the T-Rex in Jurassic Park or Norma Bates in Psycho, each of these terrible and ferocious figures is an expression of the man’s fear of a woman’s sexuality, her power or authority, which conceal the terror of the patriarchy to the possibility of overthrowing of the established order.

It is also interesting to analyse how most of the monstrous figures in film and literature are inspired by real events, and behind each of these pop culture archetypes lies a woman who really existed, even though her story has most often been distorted and demonised.

I particularly enjoyed the excursus on slasher cinema and the fascination with true crime as modern cathartic rites, among the few pop culture products that do not romanticise the male presence and vulnerability of women in society but rather place them at the centre of the narrative and allow fear to be named.

In these films, the dichotomy between the ‘dead blonde’, the frivolous, sensual and sexually active girl who is killed and torn to pieces in increasingly creative ways, and the ‘final girl’, usually brunette and androgynous, who survives the killer, is taken to its paroxysm.

At the end of the three ‘institutional’ figures of daughter, wife and mother, we meet the witch, the outsider par excellence, who lives halfway between the village and the forest and exercises an unacceptable control over the reproductive process that has been demonised in the legend of ‘eating children’.

The author takes a compelling and fierce look at the mechanisms of the creation of the monstrous female, from its iconography to the fear that gives rise to it.  Deconstructing men’s fears of fictitious women and the unfortunately real violence that is perpetrated on actual women, the author points to awareness as the way to discover the power of righteous anger in the face of such injustices.

If you are afraid of finding yourself in front of a boring essay with an academic approach, I can reassure you right away: this book is fresh and compelling and, despite or perhaps because of the subject, imbued with an irresistible black humour.

Highly recommended to all horror and fantasy fans, especially female readers; this could be the book that will make you look at the archetypes and bogeymen of our society and culture with new eyes.

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