“Via Lattea per negati” è un romanzo di fantascienza scritto da Nicola Catellani e pubblicato da Plesio Editore, già finalista al Premio Odissea 2019.
Max e Alina, una coppia sposata da qualche anno, con a fianco l’immancabile gatta Sua Maestà, vengono attirati a bordo di un’astronave misteriosa e da lì inavveritamente danno il consenso per un viaggio che li porterà a girare la galassia. Non si tratta di un rapimento alieno, bensì di un “concorso a premi” che darà come premio finale proprio l’astronave su cui sono a bordo, “L’orgoglio di Orione”. Per vincere, tuttavia, dovranno individuare il pianeta dei Costruttori, cioè coloro che hanno creato l’astronave e il concorso stesso. Cosa ovviamente non facile, visto che l’astronave ha a disposizione una mappa con tantissimi pianeti. I due protagonisti dovranno così destreggiarsi tra tecnologia e astronomia per trovare il pianeta che coinciderà con la loro “liberazione”.
Il romanzo è un misto tra fantascienza classica e genere umoristico, pieno di citazioni a film, serie tv, canzoni, ecc. Sicuramente il franchise più citato è “Star Trek” (cosa che ho apprezzato), con il capitano della nave che prende le sembianze di Kirk, ma poi troviamo anche Spock e robot che attaccano dicendo “la resistenza è inutile”. Non so quanto possa essere “familiare” per la maggior parte degli italiani, visto che la Nave sceglie di assumere questo aspetto per rendersi più amichevole con un volto noto, ma per me che sono appassionata di Star Trek è stato carino.
Ho trovato molto verosimile il rapporto della coppia con la gatta e penso che tutti possano ritrovare i loro amici gattari nella descrizione (o se stessi): Sua Maestà fa sostanzialmente quello che vuole, ma Alina la adora e la vuole con sé, concentrandosi sempre sul suo benessere. Per chiunque non abbia gatti o non li apprezzi particolarmente sembra una matta, ma per tutti gli altri avrà ragione: l’ho trovato descritto con estrema precisione.
Il finale strappa un sorriso e in generale è piacevole.
Nonostante abbia apprezzato questi aspetti, il libro non mi ha proprio preso né come trama né come personaggi. La storia è molto lineare, priva di qualsivoglia colpo di scena, a meno di non contare il finale, ma anche in quel caso l’ho trovato un po’ telefonato e in generale poco sentito, nel senso che il pathos era ridotto all’osso. Le citazioni sono carine, ma sono troppe, più adatte ad una fan fiction comica che ad un romanzo, secondo me.
Con una trama così risicata avrei gradito personaggi più intensi, ma Max sembra saper solo criticare Alina o sbuffare per le sue reazioni (anche le più normali) in un insensato senso di superiorità. Alina è più simpatica, ma è il classico personaggio femminile cliché che si gira verso l’uomo per chiedere “e adesso cosa facciamo?” Il loro background è descritto in poche righe iniziali e davvero la cosa si conclude lì.
Il ritmo l’ho trovato discontinuo, per la maggior parte lento; più di una volta ho avuto l’impressione che si dilungasse su spiegazioni di astronomia che servivano a poco per la trama e che ci fossero poche emozioni.
Lo ammetto, se non lo avessi comprato in cartaceo lo avrei abbandonato intorno a pagina cinquanta.
Sono dispiaciuta perché credo sia il primo libro di Plesio Editore a non avermi proprio convinto, e mi dispiace, perché lo avevo comprato senza pensarci due volte solo perché era sci-fi, genere di cui pubblicano pochi libri ma che apprezzo sempre.
In conclusione, un romanzo che potrà essere apprezzato da chi cerca storie autoconclusive con molte citazioni e un’atmosfera leggera e allegra.
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