Recensione della dilogia “Carve the mark” di Veronica Roth

“Carve the Mark” è una dilogia fantasy/fantascientifica scritta da Veronica Roth (autrice della serie di Divergent) e pubblicata in Italia dalla Mondadori.

La storia è ambientata in una galassia lontana in cui è presente una forza vitale simile ad una corrente che attraversa le persone conferendole un dono (donocorrente). Ogni persona ne ha uno diverso che è una sorta di potere; ma non solo, alcuni hanno un “fato”, cioè un oracolo ha visto in loro un destino, riassumibile con una frase, che può venire o meno comunicata loro e che influenzerà tutta la loro vita, poiché è la comunicazione del loro destino.

Cyra Noavek ha un donocorrente terribile, cioè può infliggere dolore a chi la tocca; per questo viene utilizzata dal fratello Ryzek, sovrano del popolo shotet, come mezzo di tortura e controllo sui nemici e alleati.

Akos Kereseth, invece, è il figlio di un oracolo nel pacifico mondo di Thuvhe, insieme alla sorella Cisi e il fratello Eijeh; la sua esistenza tranquilla e semplice viene però sconvolta dall’arrivo delle truppe shotet, che lo rapiscono per il suo donocorrente, cioè quello di limitare il potere altrui. Infatti, Cyra inizia a soffrire terribilmente per il suo potere e così il fratello cerca qualcuno che possa alleviare le sue sofferenze così che lei possa continuare ad essere un’arma efficiente. Akos viene trascinato da prigioniero in un mondo molto diverso, con Eijeh con lui, come ostaggio. Tuttavia, il sovrano Ryzek inizia a scambiare molti propri ricordi tremendi con la mente di Eijeh, tentando di fare suo il donocorrente del ragazzo, che è un oracolo. Akos dovrà riuscire a portare in salvo il fratello prima che la sua personalità venga completamente rimpiazzata.

La trama e il wordbuilding sono affascinanti e la scrittura di Veronica Roth è frizzante, portando il lettore a volerne sapere di più. Tuttavia, ho trovato che il primo libro avesse un inizio molto noioso per i miei gusti e ci mettesse un po’ a ingranare; il secondo, invece, è nettamente migliore, a causa dell’aggiunta di un personaggio narrante, Cisi, la sorella di Akos.

La storia mi è piaciuta, ma ho trovato che il primo libro avesse un inizio troppo confusionario: tanti popoli e culture diverse che venivano presentate come se il lettore dovesse già conoscerle. Appena uno si raccapezza si è già arrivati a metà libro, ma con qualche sbadiglio di troppo.

Il secondo ha invece un ritmo rapido, ma ho trovato che il cattivo fosse un po’ piatto e che in generale tutto si risolvesse in modo veloce e un po’ troppo indolore.

Il punto di forza della dilogia, secondo me, sono i comprimari: i protagonisti hanno una storia interessante, ma loro stessi sono piuttosto noiosi, mentre invece i personaggi secondari e di contorno riescono a essere delineati perfettamente e, secondo me, contribuiscono a fare entrare il lettore in questo mondo complesso.

In particolare, dal punto di vista di Cisi, si vede un’analisi approfondita sui personaggi e sulle loro motivazioni: il suo personaggio è stato sicuramente il mio preferito anche se la sua storia non ha molta azione. Interessante il contrasto di emozioni che ha lei visto che il suo donocorrente è quello di influenzare positivamente le persone che incontra, cioè trasmette loro serenità: questo, però, si rivela doloroso per lei poiché si ritrova incapace di esprimere emozioni forti per non turbare gli altri. Ho trovato la sua evoluzione fatta in maniera magistrale.

La dilogia l’ho letta velocemente e mi è piaciuta, ma non è ai livelli di Divergent. Ciononostante, non vedo l’ora di iniziare un nuovo libro di Veronica Roth, perché il suo modo di scrivere mi piace molto.

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