Recensione di “2045- Lettere da un passato futuro” di Marko D’Abbruzzi

“2045- Lettere da un passato futuro” è un romanzo di fantascienza distopica scritto da Marko D’Abbruzzi ed edito da “IDEA-Immagina di Essere Altro”. Avevo notato questo libro al Salone di Torino, così quando c’è stata la fantastica offerta sugli ebook della casa editrice non ho potuto resistere. Ancora una volta IDEA non mi ha deluso.

Il romanzo descrive una Roma futuristica (siamo appunto nel 2045), che è sopravvissuta ad una guerra mondiale con annesse epidemie batteriche e crisi ambientali. Dopo gli scontri, l’Italia che conoscevamo è scomparsa  e i superstiti vivono le loro normali vite tra le mura cittadine: Luca è uno di quelli, con un lavoro ordinario e un’esistenza perfettamente inserita in un sistema controllato ed organizzato.

Il protagonista, assolutamente ordinario sia dal punto di vista intellettuale che etico, ci presenta subito un mondo effimero e rigido, controllato in ogni aspetto da un sistema informatico chiamato “cloud”. La cosa interessante è che questo “Grande Fratello” non è presentato come un presenza incombente o autoritaria, al contrario è alimentato dalla continua condivisione da parte degli utenti. Tutto è basato sullo share, ogni momento, anche intimo: i rapporti umani sono tracciabili dalle foto condivise sui social, persino il sesso è visualizzabile dagli utenti attraverso i selfie post-rapporto, con l’obiettivo di ottenere più like possibili. Il mondo tra le mura di Roma è basato sul successo, anche solo percepito, dai soldi disponibili che vengono continuamente scalati creando un senso di ansia costante, ma soprattutto dall’immagine che uno dà di sé. L’aspetto più distopico è che questo è il mondo normale, quello che funziona senza problemi: è un’esistenza all’insegna delle logiche social, ma è tranquilla e sicura. Fuori dalla città, tuttavia, ci sono le “Zone Rosse”. Chi scappa da Roma, chi diventa un indigente, chi non fa più parte del sistema, per così dire, finisce lì: fuori vi sono epidemie, gli “infetti” e un sacco di altri criminali che tentano di sopravvivere con scorribande e razzie.

Luca è un impiegato di medio-basso livello della SocialNet, l’agenzia che si occupa del lavoro e della vita “socialmente utile”; una sorta di INPS/Welfare che controlla tutta la vita dei cittadini, in particolare di chi è borderline, cioè malati, poveri e anziani. Quando la storia inizia, Luca è perfettamente inserito nelle logiche della città, quando le cose iniziano ad andargli male dal punto di vista economico: nessuna crisi improvvisa, nessun vizio esagerato, semplicemente, come capita a molti, le finanze non decollano e, al minimo accavallarsi dei pagamenti, la situazione diventa tragica. Dopo un mancato pagamento su cui lui faceva affidamento, Luca si ritrova per la prima volta indigente: i suoi amici lo abbandonano immediatamente e lui attende di essere denunciato alle autorità per essere ricollocato in una vita socialmente utile. È proprio in questo momento incerto che Luca viene rapito e portato nelle Zone Rosse, dove inizia la sua nuova vita tra azione, violenza e un sacco di colpi di scena.

“2045” è un romanzo davvero atipico, sia per l’ambientazione italiana così sconvolta dall’usuale, sia per il modo di trattare certe tematiche: la trama, le sfacettature e la caratterizzazione dei personaggi sono affrontate con grande complessità e maturità, il tutto condito con un ritmo molto avvincente e coinvolgente.

Mi ha colpito molto l’approfondimento e il dettaglio nei diversi tipi di vita che conducono i personaggi, in particolare il tema della lingua: gli “outsider” parlano la “lingua povera” sono analfabeti e il loro linguaggio è simile a quello di Jar Jar Binks, in contrasto con la lingua di città che è l’italiano moderno (cioè con continue influenze con l’informatica, “cloud”, “selfie”, ecc.). Ho trovato anche originale e interessante il tema della sessualità, per Luca molto importante: in città l’attrazione segue regole estetiche sociali, la bellezza è quella dei filtri delle fotocamere, mentre nel mondo oltre i confini cittadini è più “vero”, più primordiale. Le donne sono attraenti anche se non sono depilate o curate, piene di cicatrici e coi baffetti: mi ha colpito molto e l’ho trovato un discostamento notevole dai cliché soliti.

Lo stile è molto crudo, per i miei gusti troppo: c’erano diverse descrizioni truculente o disgustose di cui avrei fatto volentieri a meno, specialmente nelle Zone Rosse. Il tema dello stupro è presente, cosa che inizialmente mi aveva allontanato dal romanzo: se ne parla e vi è un tentativo di violenza, ma l’autore mi ha colpito per non essere mai caduto nei soliti elementi. Non vi è la figura salvifica dell’eroe maschio, non vi è il tema della “ragazza spezzata” e, soprattutto, nessuno di questi momenti è presentato come erotico o volto a stuzzicare il lettore. Pur non apprezzandolo, ho trovato che fosse trattato bene.

Si tratta di un romanzo davvero ben fatto, dall’ambientazione particolare e dal ritmo frenetico: posso solo dire che l’ho iniziato prima di farmi un pisolino e l’ho finito tutto d’un fiato. La trama è avvincente, i personaggi sono carettizzati in modo molto maturo, con pregi e difetti, di cui l’autore non fa sconti. In particolare, ho trovato Luca un ottimo protagonista, diverso dal solito canone maschile: non sa combattere, non è aggressivo, non sa risolvere tutto con calma e razionalità; piange, è emotivo, si preoccupa dei sentimenti di chi gli sta intorno, ma è anche opportunista e venale (specie nella parte iniziale). La cosa migliore è che, pur subendo un’evoluzione notevole e ben caratterizzata, questi aspetti non cambiano: sebbene tutti gli dicano di “essere uomo”, lui non impara a lottare, non “supera” la sua controparte femminile, ma utilizza le proprie abilità più umane per farsi rispettare, in opposizione ad un machismo tossico che normalmente troviamo in questo tipo di romanzi. Insomma, un protagonista imperfetto e moderno, che permette al lettore di provare empatia nei suoi confronti e affezionarsi.

In conclusione, consiglio questo libro agli amanti del distopico, a chi ama le ambientazioni italiane, ma soprattutto a chi cerca un romanzo che catturi dall’inizio alla fine il lettore.

2045

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