
“Squid Game” è una serie coreana del 2021 disponibile su Netflix. È possibile guardarla in lingua originale con i sottotitoli in italiano, oppure doppiata in inglese.
Seong Gi-Hun è un padre divorziato, disoccupato, che spende i pochi soldi datigli dalla madre in scommesse; inseguito dai creditori, accetta di partecipare a una serie di giochi per bambini in cambio di denaro. Risvegliatosi in un misterioso complesso dedicato ai giochi insieme ad altre 455 persone, qui incontra l’amico d’infanzia Sang-Woo, uomo d’affari che rischia l’arresto per illeciti finanziari, la borseggiatrice di origine nord coreana Kang Sae-byeok, e vari altri personaggi tra cui il giocatore numero uno, anziano e afflitto da tumore al cervello.
Presto i personaggi scopriranno che chi perde o infrange le regole viene fisicamente eliminato dai cecchini.
Dopo che il suo creatore ha scritto la sceneggiatura quasi quindici anni fa, la serie è stata rifiutata molte volte prima di approdare a Netflix e trasformarsi in un fenomeno mondiale: pare che sia la serie più guardata al mondo.
La premessa è ispirata da tante opere precedenti in cui una serie di personaggi è costretto a lottare per la sopravvivenza in un gioco creato per l’intrattenimento altrui, come ad esempio di Battle Royale o Hunger Games; il punto di forza di Squid Game secondo me è dato dal ritmo incalzante della narrazione e dall’approfondimento dei personaggi.
La serie è anche un feroce critica al capitalismo: ai giocatori, infatti, viene data la possibilità di votare e decidere di terminare il gioco, ma molti, nonostante siano letteralmente imprigionati e uccisi con disturbante facilità, votano per rimanere dentro al gioco e insistono per tornarci. La cosa può sembrare paradossale e poco credibile finché la trama non ritorna alla loro vita “normale” che è persino più angosciante dei giochi assassini. I personaggi sono infatti tutti caratterizzati dal vivere in condizioni di precarietà, con il costante rischio di finire a morire per strada: la madre di Gi-Hun è costretta a scappare dall’ospedale in cui era stata ricoverata per diabete terminale per tornare al suo misero lavoro. Infatti non solo non potrebbe permettersi di pagare le spese mediche e senza il suo reddito lei e Gi-Hun non avrebbero di che vivere. Tutto sommato, alla fine persino l’inquietante “Squid Game” sembra un trattamento più umano rispetto alle loro normali condizioni di vita.
C’è anche un passaggio molto feroce in cui gli organizzatori dei giochi parlano di come, in teoria, tutti i giocatori abbiano le stesse possibilità di vittoria: in realtà così non è, in quanto alcuni giochi privilegiano i giocatori maschi per via della forza fisica, mentre in altri alcuni sono penalizzati dall’aver estratto una forma difficile con cui giocare, o semplicemente dall’avere il numero più basso ed essere condannati a una morte sicura solo perché giocano per primi. Difficile non notare la parodia della retorica del duro lavoro e della meritocrazia.
Ho anche molto apprezzato la backstory di Gi-Hun, che aveva partecipato a un lungo picchetto sindacale in seguito a ingiusti licenziamenti di massa, e soffre di stress post-traumatico dopo gli scontri con la polizia.
Nel complesso consiglio la visione a tutti quelli che amano le distopie sociali e, lo dico senza vergogna, a tutti quelli che vogliono godersi i meme e le parodie ispirate alla serie che ultimamente spopolano sul web.

“Squid Game” is a Korean series from 2021 available on Netflix. You can watch it in its original language with subtitles, or dubbed in English.
Seong Gi-Hun is a divorced, unemployed father who spends the little money his mother gives him on gambling; pursued by creditors, he agrees to participate in a series of children’s games in exchange for money. Waking up in a mysterious gaming complex with 455 other people, he meets his childhood friend Sang-Woo, a businessman facing arrest for financial malfeasance, the North Korean pickpocket Kang Sae-byeok, and various other characters including the Player n. One, an old man with a brain tumour.
Soon the characters discover that those who lose or break the rules are physically eliminated by snipers.
After its creator wrote the script almost fifteen years ago, the series was rejected many times before landing on Netflix and becoming a worldwide phenomenon: apparently, it’s the most watched series in the world.
The premise is inspired by many previous works in which a series of characters is forced to fight for survival in a game created for the entertainment of others, such as Battle Royale or Hunger Games; Squid Game’s strong point in my opinion is the fast-paced narrative and in-depth character development.
The series is also a fierce critique of capitalism: players are given the chance to vote and decide to end the game, but many, despite being literally imprisoned and killed with disturbing ease, vote to stay in the game and insist on returning. This may seem paradoxical and unbelievable until the plot returns to their ‘normal’ lives, which is even more distressing than the killer games. The characters are in fact all living in precarious conditions, with the constant risk of ending up dying in the street: Gi-Hun’s mother is forced to escape from the hospital where she was admitted for terminal diabetes to return to her miserable job. Not only could she not afford to pay the medical bills, but without her income she and Gi-Hun would have nothing to live on. All in all, in the end even the disturbing ‘Squid Game’ seems a more humane treatment than their normal living conditions.
There’s also a very scathing passage in which the games’ organisers talk about how, in theory, all players have an equal chance of winning: in reality this isn’t the case, as some games favour male players because of physical strength, while in others some are penalised by having drawn a difficult shape to play with, or simply by having the lowest number and being condemned to certain death just because they play first. It’s hard not to notice the parody of the rhetoric of hard work and meritocracy.
I also really appreciated the backstory of Gi-Hun, who had participated in a long union picket following unfair mass layoffs, and suffers from post-traumatic stress after clashes with the police.
All in all, I recommend it to all those who love social dystopias and, I say this without shame, to all those who want to enjoy the memes and parodies inspired by the series that lately have been all the rage on the web.
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